In vista del Consiglio europeo straordinario del 9 e del 10 febbraio a Bruxelles ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato a palazzo Chigi il presidente degli Consiglio Europeo Charles Michel. Due i dossier che stanno a cuore al governo post-fascista italiano: il rafforzamento delle politiche anti-migranti, la delocalizzazione delle frontiere già alla partenza (uno degli obiettivi neo-coloniali del «piano Mattei per l’Africa») e la ricollocazione sul continente di chi riesce a superare i muri della Fortezza Europa.

Il problema è sempre lo stesso. Gli altri membri dell’Unione Europea non intendono collaborare in maniera sistematica alla distribuzione automatica, e per quote, degli erranti tra le frontiere che giungono dalle coste, o dalle montagne della penisola. L’Italia, al di là del colore dei governi, insiste su questo punto.

Sulle questioni economiche Meloni ha un altro problema. La sua insistenza su un «fondo sovrano» europeo – variazione lessicale «sovranista» della rivendicazione di una politica di bilancio europea comune – si scontra con l’opposizione del governo tedesco ribadita ieri a Berlino, dal ministro delle finanze Christian Lindner in un incontro con il commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni. «Non c’è nessun bisogno di nuovi strumenti di finanziamento da parte dell’Ue e di nuovi debiti comuni» ha detto Lindner.

Meloni sostiene l’opposto, non diversamente da quello che hanno sostenuto i governi negli ultimi vent’anni. La sua proposta è emettere nuovo debito comune sul modello di quanto è stato fatto, a livello europeo, con il programma «Sure» da 100 miliardi di euro che ha finanziato la cassa integrazione per i lavoratori dipendenti durante i primi lockdown anti-covid e i 750 miliardi di euro del «Next Generation Eu». Venerdì prossimo a Berlino Meloni proverà a riparlarne con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Nello stesso giorno farà tappa a Stoccolma e non è esclusa una puntata a Parigi.

La proposta di «Fondo sovrano» ha trovato una nuova attualità da quando gli Stati Uniti di Biden, hanno varato l’«Inflation Reduction Act». Il piano è stato considerato dal presidente francese Emmanuel Macron un atto aggressivo contro l’Europa in uno scenario globale in cui, oltre all’economia di guerra, si sta rafforzando la competizione capitalistica con le grandi potenze economiche (Usa e Cina).

La Commissione Ue lavora a «piano industriale green». Domani arriveranno altri dettagli. Il governo italiano teme l’allentamento delle regole sugli «aiuti di stato». Potrebbe aiutare gli Stati, come la Germania, che possono stanziare cifre superiori per gli investimenti rispetto a quelli permessi dai vincoli di bilancio che, pur in assenza di un «piano di stabilità e crescita» aggiornato dalla Commissione Europea (se ne sta discutendo nelle segrete stanze), condizionano le prospettive italiane.