Un brano inciso e scartato, finito su una registrazione pirata, rinato trent’anni dopo e trasformatosi in un classico. Verrebbe da dire che certe avventure possono accadere solo alle canzoni scritte da Bob Dylan. Il cantautore premio Nobel per la letteratura è, nella storia della musica popolare contemporanea, uno degli artisti che può contare sul maggior numero di reinterpretazioni di brani firmati da lui. Non di rado alcune sue canzoni sono diventate più famose in versioni altrui, da All Along the Watchtower reinventata da Jimi Hendrix, a Death Is not the End che in molti pensano sia di Nick Cave. Le cover di Dylan rappresentano un genere culturale a sé stante che riunisce una tavolozza artistica immensa e variopinta, fatta di interpretazioni magiche e di esperimenti surreali, quale per esempio la cover di Mr. Tambourine Man realizzata da William Shatner, il capitano Kirk di Star Trek (pubblicata peraltro nell’inverosimile album Space Out, inciso insieme a Leonard «Spock» Nimoy). Tuttavia, nell’ormai immenso catalogo delle composizioni di Bob Dylan che supera i 600 titoli, forse nessuna canzone ha una storia così singolare come il brano Wagon Wheel («La ruota del carro») che ha appena compiuto il mezzo secolo di vita. È diventato un classico della musica bluegrass e country americana. È il brano più riprodotto firmato da Dylan su ogni piattaforma di streaming, poco noto in Europa e di cui in molti ignorano il vero autore.

RACCOMANDAZIONI

Tutto ha inizio nel 1973. Bob Dylan era stato coinvolto nella realizzazione del western revisionista di Sam Pekinpah Pat Garrett & Billy the Kid. Il protagonista scelto per il ruolo di Billy the Kid era il cantante Kris Kristofferson che aveva fortemente raccomandato il nome del cantautore di Duluth, suo amico, per la colonna sonora. Dylan finì anche per trovare spazio nel cast nel ruolo, scritto apposta per lui, di un enigmatico killer chiamato Alias. Le riprese del film furono realizzate in Messico, a Durango, e furono particolarmente turbolente. Un irrequieto Pekinpah era perennemente in polemica con la casa di produzione. Dylan incise la colonna sonora negli studi della Columbia di Città del Messico e nei Burbank Studios in California tra il 20 gennaio e il 4 febbraio 1973. Pat Garrett & Billy the Kid sarà un film stroncato dai critici e rinnegato dal regista, ma la colonna sonora passerà alla storia grazie alla presenza di Knockin’ on Heaven’s Door che rese la soundtrack un successo internazionale. Durante le sessioni di incisione a Burbank, Dylan registrò anche, in due diverse «take», una canzone dal titolo Rock Me Mama che rimase solo abbozzata. Lo spunto era un vecchio delta blues di un musicista del Mississippi, Arthur «Big Boy» Cudrup, pubblicato nel ’45. Bob ne riprese il titolo che ha una maliziosa, per quanto innocente, connotazione sessuale e accennò a una ballata country di cui mise insieme un ritornello e solo alcuni versi rimasti incompiuti. La prima incisione del brano era per sola voce e chitarra, la seconda registrazione presentava una versione corale, quasi gospel, in cui la voce di Dylan era accompagnata da un coro di cui faceva parte Roger McGuinn. Rimasero due provini accattivanti ma grezzi, destinati a rimanere incompiuti e a essere archiviati. Ma gli scarti dell’autore di Blowin’ in the Wind erano merce preziosa. Nel 1969 una raccolta di suoi inediti finì sul vinile clandestino Great White Wonder diventando un bestseller e di fatto fondando l’industria parallela dei bootleg discografici. I brani incompiuti per la colonna sonora del film di Pekinpah vennero pubblicati su un doppio lp non ufficiale, Pecos Blues, edito da una fantomatica Tambourine Man Records. Tra le 24 tracce erano incluse anche le due registrazioni di Rock Me Mama. La storia potrebbe finire qui, le due take sono così rudimentali che non avrebbero mai potuto neppure trovare posto nelle numerose raccolte di materiale archivistico che Dylan da qualche anno sta pubblicando con regolarità. Però il ritornello, seppur appena accennato, di Rock Me Mama con il verso «Rock me Mama like a wagon wheel» («Fammi girare, Mama, come le ruote di un carro») era così contagioso da non poter cadere nell’oblio.

LA RINASCITA

La rinascita del pezzo avviene negli anni Novanta quando due ragazzini ai primi anni delle superiori di Harrisonburg in Virginia, Ketch Secor e Chris «Critter» Fuqua, riscoprirono il brano su un vecchio bootleg comprato durante un viaggio a Londra. Musicisti alle prime armi, appassionati di country e bluegrass, Secor e Fuqua iniziarono a esibirsi un po’ dove capitava e a fare la vita dei busker. Rock Me Mama diventò parte del loro repertorio. Poiché i versi erano appena accennati, Secor decise di completare la canzone ispirandosi alla beat generation e costruendo una storia su un girovago che viaggia dal New England fino a raggiungere il North Carolina in cerca di un amore che gli cambi la vita. Rimase il ritornello originale e l’espressione «wagon wheel» diventò il nuovo titolo. Ketch Secor e Chris Fuqua fondarono nel 1998 gli Old Crow Medicine Show e ben presto si fecero conoscere nei circuiti di musica country, bluegrass e «americana», fondendo la tradizione con un piglio trasgressivo derivato dal punk. Wagon Wheel divenne il singolo del loro disco omonimo di debutto inciso nel 2003 (30 anni dopo le registrazioni per la colonna sonora di Pat Garret & Billy The Kid) che li proiettò al numero uno delle classifiche bluegrass americane e nella top 30 degli album country. Incidere un brano che ufficialmente non esisteva non era stato facilissimo. La formazione dovette proteggersi contro eventuali cause per la tutela del copyright e si dovette indagare sulla reale paternità di quella melodia. Il brano di Dylan attingeva sì da diverse espressioni usate da vecchi bluesman (non solo Arthur «Big Boy» Crudup, ma anche Big Bill Broonzy), ma era in sostanza un pezzo originale. Wagon Wheel divenne così un brano co-firmato dall’oggi Premio Nobel e da Ketch Secor, autore delle nuove liriche. «La suonavamo da quando avevamo 17 anni – dirà Chris Fuqua – ed è buffo perché non avevamo mai incontrato Dylan, ma la canzone è tecnicamente co-scritta da lui. Il bello è che è cresciuta in modo organico. La sua popolarità si è basata sul passaparola. Non c’è stato alcun airplay radiofonico. Avevamo fatto un video musicale, ma non eravamo i Guns N’ Roses». Il pezzo entra nel repertorio dei gruppi bluegrass del sud degli Stati Uniti e il ritornello «Rock me Mama like a wagon wheel» viene riciclato e canticchiato come tanti traditional di cui tutti ignorano le origini. «Wagon Wheel si è fatta strada intorno ai falò e nelle jam session e in un modo in cui le canzoni oggi non sono più in grado di fare», ha spiegato Ketch Secor. Ma questo è solo il secondo capitolo della storia.

Il gran finale arriva più tardi. Darius Rucker, cantante degli Hootie & the Blowfish, nel 2013 è ormai un affermato artista country solista. A un talent show organizzato dalla scuola della figlia, ascolta Wagon Wheel che conosceva, ma di cui non sapeva la storia. Decide di farne una propria versione che viene proposta come singolo dell’album True Believers. Il successo è colossale. L’album vola ai vertici della classifica country e pop americana. Wagon Wheel diventa onnipresente in tutti i festival country e bluegrass, tanto che alcuni organizzatori decidono di chiedere alle band di non suonarla più per evitare che la canzone venga presentata troppe volte sullo stesso palco. Rucker si guadagna un disco di platino e un Grammy.

Oggi a 50 anni dalla sua prima rudimentale registrazione, Wagon Wheel nella versione di Rucker ha più di 600 milioni di ascolti su Spotify e 400 milioni di visualizzazioni su Youtube, un successo superiore anche alle decine di classici immortali che Dylan ha pubblicato. Un vero diamante, pescato tra la polvere di un set di un film western.