La commissione affari costituzionali della camera ha approvato l’adozione di un nuovo testo base sul conflitto di interessi. La proposta del testo è venuta dal presidente della commissione, il 5 Stelle Giuseppe Brescia. Ma la maggioranza si è divisa, a favore hanno votato i deputati di Pd, M5S e Leu, mentre Italia viva non ha partecipato al voto. Spiegando subito dopo che si tratta a suo modo di vedere di una proposta di legge che «ha un impianto chiaramente lontano dalle libertà e dai diritti stabiliti dalla Costituzione», come ha dichiarato il capogruppo di Iv in commissione Marco Di Maio. Al contrario secondo Brescia «dopo anni di fallimenti di tutti i partiti, spetta al Movimento indicare questa priorità a tutta la maggioranza. Siamo pronti a discutere su come migliorare il testo, ma serve un impegno chiaro per far entrare in vigore questa legge dal 1 luglio 2021».

La commissione in realtà ha ben altre priorità secondo il partito democratico, innanzitutto la legge elettorale per la quale deve essere ancora stabilito un termine per gli emendamenti. E la riforma costituzionale a prima firma del capogruppo di Leu Federico Fornaro che cambia la base elettorale del senato e riduce i delegati regionali nell’elezione del presidente della Repubblica, entrambe misure conseguenti alla riduzione dei parlamentari approvata con il referendum costituzionale. Proprio l’esame dei primi emendamenti a questa riforma è stato invece rinviato ieri per dare la precedenza al conflitto di interessi. Invece la commissione ha velocemente approvato – perché siamo nella seconda deliberazione prevista dall’articolo 138 della Costituzione, quindi non sono previste modifiche – il disegno di legge che allarga ai 18 il voto per l’elezione dei senatori (oggi eleggibili solo da chi ha compiuto 25 anni). La riforma andrà in aula la settimana prossima.