Sono ben 29 i partiti in lizza a contendersi la presidenza della Repubblica e altre posizioni chiavi nelle municipalità delle 9 provincie sudafricane.

Tra questi, oltre al partito attualmente al governo, l’African National Congress (Anc) che punta a un altro mandato per Zuma, ci sono la Democratic Alliance (Da), il maggior partito di opposizione (in salita dal 16,7% delle passate elezioni al 23,7% secondo il recente sondaggio della Ipsos), l’Economic Freedom Fighters di Julius Malema e Agang, fondato a giugno dello scorso anno, di Mamphela Ramphela, attivista antiapharteid e compagna del fondatore del Black Consciousness Movement Steve Biko, medico ed ex dirigente della Banca Mondiale. Eff e Agang rappresentano le formazioni politiche più importanti al loro debutto elettorale.

Mamphela Ramphela che per alcune settimane è stata bersaglio di critiche e nell’occhio del ciclone dei dibattiti fiume della campagna elettorale perché per pochi giorni candidato nero del partito considerato il baluardo delle aspirazioni dei bianchi, i Da. Lei, una personalità stimata tra la maggioranza dei neri proprio per il suo passato da attivista al fianco di Biko.

Un’operazione salutata a gennaio scorso da critici e opinione pubblica come una mossa strategica per attirare consensi neri e scrollarsi l’immagine di partito dei bianchi per i Da e come tattica per entrare in Parlamento dalla porta di servizio per il giovanissimo Agang. Guidati da Helen Zille – che ha promesso un outcome elettorale shock contro l’arroganza di Anc di presentarsi già come il vincitore di queste elezioni – i Da (un tempo ammiratori convinti del partito conservatore britannico e di Margaret Thatcher e ora più vicini invece ai Liberal Democrats) restano al momento gli sfidanti principali del partito di Zuma.