Nell’intricatissimo caso Alitalia entra in scena anche Mario Draghi. Sia in veste di regista della task force interministeriale che ha in mano il dossier sulla compagnia aerea – Giancarlo Giorgetti (Mise), Enrico Giovannini (Mit) e Daniele Franco (Mef) – sia perché le variabili per arrivare all’obiettivo del “vettore nazionale del trasporto aereo”, portando avanti il progetto della newco Ita, sono parecchie. Così il presidente del Consiglio convoca i ministri competenti a Palazzo Chigi, e dopo un’analisi della situazione lascia filtrare all’esterno una sola, scarna dichiarazione: “E’ imminente una proposta nel segno della discontinuità”.
Il messaggio è indirizzato alla Commissione Ue. In particolare alla commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager che, dopo aver ricevuto a metà dicembre il piano industriale della newco Ita, ha subito mosso una serie di corpose obiezioni. In sostanza Vestager ha chiesto una vera e propria gara per il passaggio degli asset Alitalia alla newco. Con una separazione dei tre settori di aviation, handling e manutenzione che è stata subito denunciata, da lavoratori e sindacati, come l’avvio di uno “spezzatino” indigeribile. Bruxelles insiste inoltre sulla necessità di una reale discontinuità tra la vecchia e la nuova Alitalia, in modo da evitare la procedura di infrazione per gli aiuti di Stato.
Di qui la necessità per il governo di anticipare che, nell’incontro in videocall di martedì o mercoledì con la commissaria Vestager, arriverà una nuova versione del piano industriale. Più in sintonia con la filosofia “privatistica” della Commissione, assai dura a morire (vedi lo scandalo dei vaccini in ritardo dopo le trattative con Big Pharma) anche in questi anni di pandemia. Sul tappeto, come consigliato dal commissario straordinario di Alitalia, Giuseppe Leogrande, potrebbe esserci una mediazione: vendere subito senza gara a Italia Trasporto Aereo la aviation, cioè mezzi e personale, per permettere alla nuova compagnia di partire in primavera. In seguito si potrebbe poi procedere con l’affitto degli altri due asset, l’handling e la manutenzione, per poi cederli a gara in un terzo tempo, accontentando in buona parte Bruxelles.
Il problema per il governo, in particolare con il ministro (leghista) Giorgetti che al Mise ha messo fra le sue priorità il dossier Alitalia, è che anche questa ipotesi d’azione si scontra con le proteste di lavoratori, sindacati, e dello stesso Parlamento. Nel corso dell’approvazione in legge del decreto Milleproroghe, è passato infatti un ordine del giorno di Leu con cui, come ha rilevato Stefano Fassina, “il governo ha assunto l’impegno a perseguire, nell’ambito del negoziato con la Ue, l’obiettivo di preservare l’unitarietà degli asset di Alitalia, in alternativa al bando per la vendita in parti distinte di aviation, handling e manutenzione”.
“Va accelerato il percorso della nuova Ita – tira così le somme il segretario generale di Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi – ma se è vero quanto emerge, ovvero che si voglia fare lo `spezzatino´ della nuova azienda, noi non siamo d’accordo. La trattativa va fatta su un blocco unico”. Perché, secondo lavoratori e sindacati, “evitare lo spezzatino di Alitalia è condizione necessaria, non sufficiente ma necessaria, a costruire una solida compagnia di bandiera: adeguata sia sul versante interno che europeo e internazionale, e attenta a salvaguardare livelli e qualità degli occupati”. Mentre a Bruxelles hanno idee opposte. A tal punto da aver bloccato 55 milioni di indennizzi Covid che darebbero un po’ di ossigeno alle casse, di nuovo vuote, di Alitalia.