Onorevole Nico Stumpo, lei è il coordinatore di Area riformista. In queste ore qualche bersaniano dei vostri parla di «deriva massimalistica» e anche «estremistica» della vostra corrente. E accusa qualcuno di ’boicottaggio’ del lavoro del Pd. Che fate, boicottate?

Stiano tutti tranquilli, non c’è nessuna deriva massimalistica né estremistica di Area riformista. La famosa riunione dell’Acquario da cui è iniziata questa polemica (l’assemblea del 21 marzo scorso a Roma in cui Massimo D’Alema propose una nuova associazione interna ed esterna al Pd, ndr) è stata un errore politico ed io l’ho detto subito. Ma cerchiamo di non esagerare nell’autolesionismo: non è stata certo quell’assemblea a provocare l’accelerazione delle riforme. L’ha decisa Renzi, e per altre ragioni.

Resta che ogni giorno di più i bersaniani appaiono divisi fra ultrà antirenziani e dialoganti ’diversamente renziani’.

Né l’una né l’altra cosa. Siamo tutti uniti su un punto politico: non siamo renziani e non fingeremo di esserlo diventati, siamo autonomi e insieme responsabili. Né moderati né acquiescenti. E questo ci porta anche ad atti di radicalità, come la scelta di Roberto Speranza di dimettersi da capogruppo alla Camera. Una scelta di responsabilità che ha spiegato mercoledì sera all’assemblea dei deputati: si è trovato in profondo dissenso non su una legge qualsiasi, ma sulla legge elettorale. Ritiene, come tutti noi, che restringere il consenso sulle riforme nello stesso Pd sia un errore politico. Non si metterà di traverso ma non si sente di gestire da capogruppo questa fase. Ripeto, è un gesto di grande responsabilità. Ma ne parleremo presto, tutti insieme nel gruppo alla Camera. E toccherà al segretario nazionale portare in quella sede proposte per superare questo momento. Ma nessuno si illuda che area riformista si scioglie.

Speranza ritirerà la sue dimissioni?

Speranza ha deciso di non parlare fino al ritorno di Renzi dagli Stati uniti, e questa mi pare un altra scelta di correttezza. Ci siamo lasciati mercoledì scorso con la richiesta di Renzi di ripensarci. Lasciamo stare gli andirivieni dei retroscena giornalistici. Roberto ha detto che se non si riapre un dialogo sulle riforme la sua decisione sarà confermata. Non dobbiamo caricarci di altre responsabilità. Ora tutto dipende da Renzi.

Lei crede alla proposta di cambiare la riforma del senato, da non elettivo a elettivo, riportata dal quotidiano la Repubblica e poi parzialmente ritrattata dallo stesso Palazzo Chigi?

In un colloquio con un giornalista c’è uno che parla e un altro che ascolta, che può non capire bene oppure capire fin troppo bene. Non so se in quel colloquio a qualcuno è scappata la frizione oppure no. Certo è che quello dell’elettività del senato era un punto, per noi serio e centrale, che sembrava immodificabile sin qui. Non sono chiacchiere da bar, stiamo ragionando dei contrappesi di un sistema democratico.

Ma nel caso i bersaniani sarebbero disponibili a ’vedere’ le carte di questa nuova proposta?

Fin qui questa proposta l’abbiamo solo letta. Se esiste davvero, ora vorremmo ascoltarla dalla viva voce di Renzi.