Come era prevedibile, gli incontri di oggi tra associazioni degli studenti medi e universitari e i ministri competenti, Anna Maria Bernini all’Università e Giuseppe Valditara all’Istruzione, sono stati interlocutori. Si dicono «delusi» i rappresentanti di Unione degli Universitari (Uds) e Rete degli Studenti Medi. «La ministra Bernini e il ministro Valditara non hanno assunto impegni precisi e quindi abbiamo manifestato fuori dal ministero, esponendo una bara gigante, per celebrare il funerale del diritto allo studio».

«Abbiamo protestato con le tende sotto Montecitorio, la scorsa settimana, proprio per ottenere un momento di confronto fondamentale a seguito delle prime bozze della legge di bilancio, in cui non c’è traccia di investimenti sostanziali sull’istruzione» spiega Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi. «Abbiamo fatto presente a Valditara tutte le contraddizioni che vive oggi la scuola pubblica: come denunciamo dall’inizio dell’anno scolastico il caro studi sta rendendo sempre più difficile a moltissime famiglie del nostro paese mandare i figli a scuola, serve investire in istruzione a partire dalla finanziaria».

Il ministro però non sembra aver recepito. Al termine dell’incontro viale Trastevere ha diffuso una nota: «Ho annunciato di avere sbloccato un totale di 78 milioni di euro (39 risalenti al biennio 2021/2022, 39 al biennio 2022/2023) per consentire a una platea di oltre 200 mila studenti in situazione di disagio economico l’acquisto di materiali didattici – scrive Valditara – Ho inoltre lanciato la proposta di avviare una riflessione per introdurre una norma generale sul diritto allo studio, siamo anche al lavoro per semplificare le procedure di erogazione delle risorse destinate ai libri di testo». Ma per i sindacati degli studenti la questione della legge di bilancio è stata elusa.

«Si tratta di fondi già esistenti – dicono – Siamo contenti che siano stati sbloccati ma si tratta di risorse assolutamente insufficienti per il fabbisogno, non può suonare come una vittoria. Si tratta di misure tampone che non modificano strutturalmente l’agenda sull’istruzione, mentre su Pcto (alternanza scuola lavoro) e psicologi a scuola le posizioni rimangono molto distanti». Lo stesso esito ha avuto l’incontro al dicastero dell’Università. «È durato soltanto una ventina di minuti – racconta Camilla Piredda, dell’Udu – la ministra Bernini ha deciso di incontrare tutte le associazioni studentesche a raffica, con una modalità che non rispetta il peso dei gruppi e non lascia adeguato tempo di confronto, tanto che non siamo riusciti a parlare di tutto e abbiamo lasciato alla ministra un documento, ottenendo l’impegno ad avere un nuovo confronto appena ci saranno gli emendamenti alla legge di nilancio». «Sulle borse di studio avevamo chiesto di aumentare i finanziamenti per garantire tutti gli idonei non beneficiari e coprire perlomeno l’inflazione – aggiunge Alessia Polisini – ma la ministra ha scaricato la responsabilità sulle Regioni; sugli alloggi conferma la linea a favore del privato perché le tempistiche non consentirebbero di coinvolgere il pubblico, ma non ci ha chiarito né come gli studenti possano pagare centinaia di euro per un posto letto né si è espressa sul fondo sostengo per i fuorisede».

Rimane dunque inalterata la piattaforma per la mobilitazione nazionale: «Auspichiamo che si possa invertire la rotta, aprendo una discussione con la volontà politica di ascoltare gli studenti, noi siamo pronti a riempire le piazze il prossimo 17 novembre: non resteremo a guardare un sistema d’istruzione che fa acqua da tutte le parti».