Mauro Moretti beffa i familiari delle vittime della strage di Viareggio e si rimangia quasi dieci anni di proclamata innocenza e «rispetto della giustizia».
Con un colpo a sorpresa eticamente vile, al nuovo processo di appello in corte di Assise a Firenze che deve semplicemente rideterminare le pene per gli imputati, l’ex ad di Ferrovie dello Stato e Rfi – condannato a 7 anni in secondo grado – ha dichiarato al giudice di non voler più rinunciare alla prescrizione.
Si è così materializzato l’incubo che i familiari delle 32 vittime del 29 giugno 2009 temevano più di tutto.
A gennaio 2021 la Cassazione aveva rinviato Moretti e i vertici di Trenitalia a un nuovo processo d’appello lasciando cadere l’aggravante del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro facendo così scattare la prescrizione per il reato di omicidio colposo plurimo per tutti i 16 imputati, che dunque ora rispondono solo di disastro ferroviario colposo – prescritto nel frattempo a luglio 2021. Moretti era l’unico ad aver rinunciato alla prescrizione.
A ottobre Marco Piagentini, presidente dell’associazione familiari “Il modo che vorrei” aveva già denunciato la «seconda possibilità» data dalla Cassazione a Moretti come «scandalosa»: «La Cassazione dice: tu non puoi rinunciare alla prescrizione per un reato per cui non è ancora scaduta il termine. Ma un giudice in appello glielo spiegò molto bene: “Se lei rinuncia alla prescrizione per incendio colposo e lesioni gravissime sa che le conseguenze ci saranno per tutti i gradi di giudizio?”. Ora viene tutto ribaltato».
La dichiarazione di Moretti – «Non rinuncio» – è stata in risposta a una domanda dei giudici della corte d’appello di Firenze. Frase brevissima che ha suscitato la proteste dei familiari presenti in aula. A fine udienza in tanti si sono avvicinati al banco dove era seduto ripetendo ad alta voce: «Vergogna!». Il manager si è allontanato dall’aula seguito da un applauso polemico. Il suo difensore, l’avvocato Ambra Giovene, ha affrontato i parenti. «Io piango mia figlia – ha detto rivolta a lei Daniela Rombi, vicepresidente dell’associazione familiari -, dovete stare tutti zitti, è una v ergogna, lui è il capo, è stato condannato e ora non rinuncia alla prescrizione».
La prima udienza ieri ha subito uno stop con rinvio al 7 aprile per la mancata traduzione in tedesco, madrelingua di alcuni imputati, delle motivazioni della sentenza della Cassazione.