«Tutto comincia dopo che avevo lasciato il mio compagno. La libertà guadagnata aveva portato con sé insonnia, una veglia costante in cui si era dissolto il senso di quanto credevo di trovare al di fuori del legame con lui …Ho cominciato a filmare le vite e le relazioni delle coppie a me vicine, iniziando un viaggio alla ricerca delle soluzioni che mettiamo in campo per superare il rischio della solitudine». Così Mattia Colombo racconta Voglio dormire con te che sarà presentato stasera a Milano (ore 21.30 cinema Arcobaleno) per Filmmaker Club in collaborazione con Festival Mix Milano all’interno della Pride Week.

 

È un film sull’amore Voglio dormire con te e sulle sue variazioni, quasi una storia sola nelle diverse storie di coppia che Mattia Colombo racconta: lasciarsi, vivere insieme ma con l’inquietudine che sembra, in modo più o meno sotterraneo, appartenerci in ogni relazione, le piccole fantasie di fuga, un volto su cui divagano i pensieri, che forse è soltanto un sogno innocente; la seduzione dei primi incontri, il ragazzo del regista che tra impudenza e malinconia fissa l’obiettivo prendendolo in giro per quel suo continuo filmare.

 

Due ragazzi giovani si sono appena separati. Lei ostenta quotidianetà mentre le lacrime vincono nel vuoto di un’assenza che è ancora piena di dolcezza. Una coppia gay vive un rapporto forse non consapevolmente poco equilibrato: uno lavora, l’altro sta casa e sotto al letto tiene la valigia perché non si sa mai. Però resistono senza perdere la complicità. Un’altra coppia, anche questa gay, si sposa in Islanda. Sembrano felici, insieme inventano desideri gli altri chiamano «tradimenti», tensioni e angosce rimangono sul fondo.

 

I genitori  del regista stanno insieme da sempre. Inossidabili. Tengono un corso matrimoniale in cui agli sposati o a i futuri tali provano a spiegare il funzionamento di questa loro «coerenza». Ma è davvero così? È davvero per sempre? La madre di Mattia fa un po’ fatica a accettare che il figlio parli dei suoi amori al maschile. Lui le racconta e il paesaggio di tranquillità lascia affiorare una tensione. Nella precarietà di un tempo che mette le certezze fuori controllo, anche i sentimenti sembrano fluttuare nell’incertezza che pervade lo spazio pubblico e quello privato. E in questo flusso il film entra con pudore e delicatezza, non ci sono risposte ma soltanto tentativi, piccoli segni di invenzione della vita.