La Food and Drug Administration (Fda), l’agenzia che autorizza farmaci e vaccini negli Usa, ha chiesto al governo statunitense di fermare le somministrazioni con il vaccino Johnson&Johnson. La decisione arriva dopo la segnalazione di 6 casi di trombosi cerebrale del seno venoso accompagnate da un basso livello di piastrine (le cellule responsabili della coagulazione del sangue) nei 6,8 milioni di persone che hanno ricevuto il vaccino. Le persone colpite sono tutte donne di età compresa tra 18 e 48 anni. Una di loro è morta e un’altra si trova in condizioni critiche. Si tratta della stessa reazione avversa rilevata in Europa in alcune decine di persone vaccinate con Vaxzevria di AstraZeneca. Sia il vaccino AstraZeneca che quello J&J usano un adenovirus per trasportare nelle cellule il vaccino, e a questo punto è fortissimo il sospetto che sia proprio il vettore virale a causare la reazione. Dopo lo stop deciso dalla Fda – «una questione di pochi giorni», secondo i vertici dell’agenzia – la stessa Johnson & Johnson ha deciso di rinviare in extremis la somministrazione delle dosi in Europa. Le prime 180 mila dosi per l’Italia sono già al deposito di Pratica di Mare, dove rimarranno in attesa delle decisioni della Fda.

LA COMMISSIONE tecnico-scientifica dell’agenzia si riunirà oggi per esaminare le segnalazioni e stabilire se e come riprenderà la campagna vaccinale con il prodotto targato J&J. Il numero di casi segnalati in sé non è allarmante, ha spiegato in conferenza stampa Peter Marks, direttore del centro per la valutazione e la ricerca sui farmaci biologici alla Fda. «Normalmente, queste trombosi si verificano con una probabilità compresa tra 2 e 14 casi per milione in un anno».

Perciò, la segnalazione di 6 casi su 6,8 milioni dopo un mese di vaccinazioni non rappresenta un netto discostamento. «A indurci a una valutazione – ha spiegato Marks – è l’associazione tra le trombosi e l’abbassamento delle piastrine, un evento davvero molto raro». Si tratta infatti di due patologie apparentemente contraddittorie, in quanto la formazione dei trombi è solitamente associata a un eccesso di piastrine.

DATO IL NUMERO ESIGUO di segnalazioni, nemmeno gli esperti della Fda – così come i loro colleghi dell’Ema – sono riusciti a individuare categorie di persone a rischio, né a stabilire un nesso di causa ed effetto tra vaccinazioni e trombosi: «Ma i casi segnalati per il vaccino J&J – ammette Marks – sono davvero molto simili a quelli esaminati in Europa riguardo a AstraZeneca».

Secondo una ricerca coordinata da Andreas Greinacher dell’università tedesca di Greifswald e pubblicata sul New England Journal of Medicine, la reazione avversa potrebbe essere causata dal legame tra una proteina denominata PF4 e frammenti di Dna dell’adenovirus. Il complesso potrebbe scatenare una risposta immunitaria simile a quella generata da una ferita, che induce la formazione di coaguli da parte delle piastrine.

La sospensione del vaccino non è una decisione drammatica, ha rassicurato Marks: «Ci aspettiamo che la campagna vaccinale prosegua con la stessa velocità: la disponibilità di dosi di altri vaccini (Pfizer e Moderna, ndr) sta aumentando». Gli Usa viaggiano a un ritmo di 4 milioni di somministrazioni al giorno, e finora i vaccini a Rna rappresentano oltre il 90% delle dosi inoculate, senza allarmi sulla sicurezza. Perciò, per gli Usa non sarà così difficile fare a meno delle dosi J&J.

DA QUESTA PARTE dell’Atlantico, invece, ritardare o rinunciare in tutto o in parte alle vaccinazioni J&J rappresenterebbe un colpo mortale per le campagne di vaccinazioni. L’Italia attende 26 milioni di dosi da J&J. Sono meno dei 40 promessi da AstraZeneca ma dato che richiede una sola dose, il vaccino J&J avrebbe dovuto vaccinare il maggior numero di persone. Prova a minimizzare la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini: «Il pronunciamento su Johnson&Johnson ha effetto limitatissimo rispetto al piano vaccinale. Stanno arrivando nel nostro Paese 4,2 milioni di vaccini, ma solo 200mila sono J&J».

«Valuteremo nei prossimi giorni, appena Ema e gli Usa ci daranno notizie più definitive, quale sarà la strada migliore ma dovrà essere utilizzato perché è un vaccino importante», ribadisce il ministro della salute Speranza. Ma è chiaro che il piano vaccinale, già in difficoltà, è ancora più a rischio.

Il direttore dell’Aifa Nicola Magrini ammette che si sta già ragionando su limitazioni analoghe a quelle decise per AstraZeneca, riservando il vaccino agli over 60 ma facendo ripartire le vaccinazioni al più presto. L’assessore alla sanità del Lazio D’Amato teme la «tempesta perfetta». Il rischio è che l’urgenza di coprire le persone più anziane faccia consumare le scorte di vaccini a Rna attualmente disponibili. E quando si tratterà di vaccinare a tappeto, giovani compresi, potremmo trovarci senza i vaccini adatti.