Da Lisbona a Bucarest, da Dublino ad Atene: sono centinaia le iniziative in programma oggi nell’ambito della giornata di azione europea «Stop Ttip-Ceta-Tisa». Acronimi che stanno a significare rispettivamente il trattato di libero scambio Usa-Ue, quello Canada-Ue, e l’accordo multilaterale sui servizi nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio. Sigle con le quali occorre familiarizzare in fretta per evitare che sotto i nostri occhi si consumi una spaventosa aggressione alle condizioni di vita e lavoro di milioni di persone.

Sensibilizzare l’opinione pubblica contro le conseguenze che deriverebbero dalla firma di queste intese è l’obiettivo della mobilitazione di oggi: «Con la scusa di migliorare il commercio tra le due sponde dell’Atlantico – si legge sulla pagina web degli organizzatori della campagna -, i regolamenti disegnati per difendere l’ambiente, i diritti dei lavoratori, i servizi pubblici e gli standard pensati per proteggere i consumatori saranno ridotti nel minor tempo possibile al minimo comune denominatore». Non solo: nel mirino della protesta c’è il sistema di arbitrato «a garanzia degli investimenti», in base al quale le imprese potrebbero denunciare gli stati che adottano leggi lesive degli interessi del commercio.

Ciò che potrebbe accadere in Europa è già realtà altrove: uno degli esempi più clamorosi è quello della multinazionale del tabacco Philip Morris che ha portato l’Uruguay sul banco degli imputati per avere introdotto una legislazione anti-fumo. L’impresa vuole 25 milioni di dollari di risarcimento sulla base del trattato fra lo stato sudamericano e la Svizzera, dove ha sede l’industria. Se non vogliamo che il profitto delle multinazionali diventi la norma fondamentale alla quale subordinare ogni cosa, bisogna quindi evitare che gli accordi di libero scambio entrino in vigore.

Quello fra Unione europea e Canada è a uno stato più avanzato del Ttip, del quale è una sorta di prova generale: attualmente è pronto ma congelato, anche in virtù del giudizio negativo del governo di Berlino. Il vicecancelliere e ministro dell’industria tedesco Sigmar Gabriel, leader socialdemocratico, è contrario ai tribunali arbitrali, e ha pubblicamente dichiarato che la Germania non firmerà il Ceta in assenza di modifiche.

Possiamo dormire tranquilli, dunque? No. Perché se anche la Commissione europea (che conduce i negoziati) e i partner di oltreoceano accettassero di eliminare quei fori extra-giudiziali «a tutela degli investimenti», resterebbero inalterati gli altri rischi. E nel Tisa – il terzo accordo in fase di gestazione su cui oggi si vuole accendere i riflettori – sarebbe contenuta una clausola volta a impedire legalmente il ritorno in mano pubblica di un servizio privatizzato in precedenza. In pratica, addio democrazia. I socialdemocratici tedeschi vedono solo una parte dei problemi: Gabriel non è ostile ai trattati come tali, vuole solo che non contengano le storture più evidenti. Ma c’è ben poco da salvare: la filosofia che li regge è nient’altro che puro neoliberismo, di cui ogni giorno vediamo dispiegarsi gli effetti – con le «riforme» – anche nel nostro Paese.

Un aspetto particolarmente scandaloso della vicenda è stato l’assoluto segreto che, almeno ufficialmente, ha «protetto» le trattative fra le parti fino all’altro ieri: soltanto giovedì, infatti, Bruxelles ha pubblicato il documento con le direttive di negoziato sul Ttip, adottato dal Consiglio dei ministri al commercio Ue nel giugno dell’anno scorso. Il governo italiano, per bocca del viceministro allo sviluppo economico Carlo Calenda, sbandiera la grande vittoria della trasparenza, e così fa il vicecancelliere tedesco – ciascuno intestandosene il merito. In realtà, da quando la pressione dell’opinione pubblica (soprattutto in Germania e Francia) aveva cominciato a essere forte, il muro di gomma aveva già ceduto: «Il contenuto del mandato negoziale era già noto da diversi mesi e opportunamente pubblicato sui siti delle campagne anti-Ttip» spiega Simona Maltese dell’associazione A sud. Si tratta, in ogni caso, di una (prima) vittoria dei movimenti, e non certo degli esecutivi.

Tutti gli appuntamenti di oggi in Italia (in oltre 30 città) si trovano sul sito stop-ttip-italia.net: il principale è a Milano, alle 13, nell’ambito del Forum dei popoli Asia/Europa, alla Fabbrica del Vapore. E poi volantinaggi a Torino in alcuni mercati, a Firenze alle 15:30 sul Ponte Santa Trinita, a Roma alle 10 al mercato di via Pico della Mirandola, a Napoli alle 10:30 in Piazza Cavour. E martedì 14 si replicherà, soltanto nella capitale, in piazza Madonna di Loreto, in occasione della riunione informale ad hoc dei ministri del commercio estero della Ue.