Vito Crimi si presenta in videoconferenza davanti ai deputati e annuncia la svolta che, seppure ampiamente annunciata da mesi di crisi e settimane di addii, è destinata a cambiare profondamente la natura del Movimento 5 Stelle. Il tormentone delle regole è ormai una specie di Comma 22 alla grillina: per cambiare è necessario abbandonare Rousseau ma per riscrivere lo statuto bisogna passare per la piattaforma di Davide Casaleggio.
Crimi comunica ai parlamentari e gli altri eletti che fin dal mese corrente non sono più tenuti a versare l’obolo di 300 euro all’associazione Rousseau. Il M5S si doterà di un sito autonomo che intende gestire direttamente.

«Avremo bisogno sempre e comunque di una piattaforma tecnologica – dice Crimi – che ci consenta da una parte di gestire gli iscritti per l’attività ordinaria e dall’altra per attuare il principio della democrazia diretta, che è nel nostro Dna». Il reggente sottolinea tutta l’inadeguatezza dello schema a due teste (da una parte il M5S dall’altra il «sistema operativo») quando esprime l’esigenza di uno strumento che sia «funzionale al perseguimento dell’azione politica del M5S e non del soggetto terzo che la mette a disposizione, qualunque esso sia». Fa riferimento anche all’anomalia secondo la quale per iscriversi al M5S bisogna aderire a Rousseau «L’iscritto o il cittadino che accede, non deve immaginare di accedere ad una piattaforma, deve comprendere che sta entrando nel M5S. Deve sentirsi dentro e parte del M5S e non di un soggetto terzo che si limita a fornire lo strumento tecnologico».

Da qui si arriva alla gestione della cassa. Nel suo ultimatum di Casaleggio chiedeva il versamento di oltre 400 mila euro. Crimi è risoluto: «Le pretese economiche di Rousseau sono infondate sia nella quantificazione che nella individuazione del M5S come soggetto ritenuto obbligato». Come Crimi aveva anticipato una settimana prima, introducendo l’intervento di Giuseppe Conte in plenaria, il M5S si prepara ad avere una gestione centralizzata, che sarà finanziata dal contributo degli eletti. Dunque, ogni parlamentare dovrà versare mille euro mensili «per l’organizzazione, la piattaforma, la tutela legale: tutto quello che serve per far funzionare al meglio il M5S». Quanto alle restituzioni dello stipendio, quel principio attorno al quale i 5 Stelle hanno costruito la loro immagine, saranno ridotte alla cifra forfettaria di 1500 euro. Anche qui c’è un contenzioso con Rousseau. La piattaforma dovrebbe indire una consultazione per far scegliere a chi destinare i fondi raccolti, ma nell’empasse attuale evita di farlo: sul conto corrente ci sono più di 7 milioni di euro.

Ci saranno funzionari che somigliano agli scandalosi «politici di professione». Crimi annuncia anche l’apertura di una sede nazionale a Roma, scelta assolutamente tabù secondo i dettami dei Casaleggio, padre e figlio. Fino ad ora la sede legale del M5S era lo studio legale sulla via Nomentana dove era stato depositato uno dei contratti delle scatole cinesi che lo compongono.

Non mancano le critiche. «Ci state proponendo un salto del buio, vogliamo vedere prima il progetto», dicono Federica Dieni e Filippo Gallinella. Stefano Buffagni chiede di sapere come verranno investiti i nuovi introiti. Conte incontra oggi alle 15 i senatori, e i deputati domenica mattina. Questa volta, al di là dei principi e dei massimi sistemi, dovrà spiegare che tipo di struttura ha in mente. Ma pare difficile che affronti il tema del tetto dei due mandati.