L’Ucraina di Zelensky sarà membro della Nato e iperliberista. A prometterlo è stato il capo della Nato in Europa, Jens Stoltenberg, annunciando che la prossima riunione di lavoro dei ministri della difesa dell’Alleanza si terrà ad Odessa il 30-31 ottobre. Ha anche preannunciato grandi novità.

Ieri in giornata 4 navi della Nato sono giunte proprio nella città ucraina: è nel settore navale sul mar Nero che Stoltenberg vuole spingere sull’acceleratore, costituendo a Odessa una forte base anti-russa.

«Tra pochi giorni, il Consiglio euro-atlantico visiterà Kiev e Odessa per uno scambio di informazioni con Zelensky e il suo governo. Scambieremo idee su come la Nato possa sostenere l’Ucraina», ha dichiarato Stoltenberg. Malgrado il Tridente non possa ancora entrare nel sistema di difesa occidentale, Stoltenberg ha sostenuto che ormai l’Ucraina è un membro Nato «de facto».

«Il consiglio dell’Alleanza terrà una serie di briefing sulla sicurezza nella regione del Mar Nero e sull’aggressione russa contro il nostro Stato» ha sostenuto il ministro per l’integrazione europea Dmytro Kuleba. Posizione confermata da Stoltenberg: «Per l’Alleanza questa è un’opportunità per scambiarci opinioni su come la Nato può continuare ad aiutare l’Ucraina in termini di riforme, modernizzazione e lotta contro la corruzione». Perché l’integrazione nella Nato, è stato ricordato, dovrà marciare di pari passo con un vasto programma di «riforme strutturali» di stampo neoliberale come la liberalizzazione dei prezzi dei prodotti energetici e la privatizzazione di tutti in settori rimasti ancora sotto egida statale dai tempi dell’Urss, già preannunciata da Zelensky la scorsa settimana in parlamento.

Anche Zelensky ha confermato questa virata decisa nei rapporti con la Nato. «Ormai più del 60% degli ucraini è favorevole». Ma il leader ucraino non ha svelato le proprie fonti: in realtà l’unico sondaggio pubblicato negli ultimi mesi affermava, al contrario, che il 57% degli ucraini è contraria all’ingresso nella Nato.
Ed è chiaro che per la Russia l’ingresso dell’Ucraina nella Nato resta quella linea rossa che non deve essere superata.

Tuttavia nel frattempo avanza, seppur con moltissime difficoltà, il processo di pace nel Donbass. Ieri miliziani dell’autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk e l’esercito ucraino si sono scambiati raffiche di razzi segnalatori al fine di iniziare il ritiro delle forze nel villaggio di Zolotoye.

Il rappresentante della cosiddetta Repubblica popolare di Lugansk nel sottogruppo politico del gruppo di contatto tripartito per la risoluzione del conflitto nel Donbass Rodion Miroshnik ha confermato l’inizio del ritiro delle due parti in conflitto dal fronte più avanzato, senza che si sia presentata finora alcuna difficoltà. Qualche problema in più resta sul fronte di Donetsk. Ieri non si è riusciti ad effettuare il ritiro programmato delle truppe dei due eserciti.

Per i rappresentanti della Repubblica di Donetsk «gli ucraini stanno sabotando il processo e accrescendo le tensioni in quest’area» hanno affermato allarmati ieri in mattinata gli ufficiali della repubblica «ribelle». E in serata la destra ucraina è tornata a scendere in piazza massicciamente a Kiev contro il ritiro delle truppe dal fronte e il processo di pace in corso.