La notizia del Nobel per la pace l’aveva ricevuta in carcere, lo scorso ottobre. Ora, cinque mesi dopo, l’attivista bielorusso Ales Bialiatski ne riceve un’altra: condanna a dieci anni di prigione per «contrabbando di ingenti somme di denaro e finanziamento di attività di gruppi che hanno gravemente violato l’ordine pubblico». A monte del premio e della condanna, la stessa motivazione: il lungo attivismo pro-democrazia di Bialiatski, il 60enne fondatore e anima dell’associazione per i diritti umani Viasna (Primavera), nata nel 1996 e impegnata nel sostegno ai prigionieri politici del regime di Lukashenko, stretto alleato di Putin e da molti descritto...