«Sono tornata al Velvet Underground, alla stanza con i pizzi e i fiori di carta, sono tornata la zingara che ero», canta Stevie Nicks in Gypsy.

Il Velvet Underground era il negozio di San Francisco dove, appena entrata nei nuovi Fleetwood Mac, trovò il suo stile inconfondibile. Dici Stevie Nicks e dici scialli e chiffon, cappello a cilindro e una criniera bionda sopravvissuta ai devastanti eccessi di una vita da rockstar: le cotonature e le permanenti degli anni ‘80. Alla sua collezione di scialli è dedicato un sito, in suo onore da oltre vent’anni si svolge a Manhattan la Notte delle Mille Stevie, a cui partecipano donne e uomini (i secondi a volte più numerosi delle prime) in costumi ispirati al suo guardaroba.

Nel suo look e nel suo immaginario confluiscono Isadora Duncan, Grace Slick e Janis Joplin, l’artista tedesca Sulamith Wülfing, creatrice di un mondo fantastico di elfi, gnomi, fate; Triad di Mary Leader, storia di stregoneria ispirata ad antichi miti gallesi in cui trova il personaggio di Rhiannon; la tetralogia Mabinogion di Evangeline Walton; Sisters of the Moon, la serie di acquerelli degli anni ‘30 di Leonora Carrington e La Bella e la Bestia di Jean Cocteau, il suo film preferito.

Se vuoi capire Stevie Nicks, leggi La Dea Bianca di Robert Graves, dice il biografo Stephen Davis. Un emporio culturale da cui è emersa una potente icona femminile riverita da Madonna, Beyoncé, Taylor Swift, Florence Welch, Lana Del Rey e Lorde.

La Madrina Fatata del Rock (sic), la strega, la zingara, la diarista compulsiva, la grande songwriter, la voce inconfondibile di tanti classici dei Fleetwood Mac il 26 maggio compirà settant’anni. Un traguardo che non avrebbe mai raggiunto se nel 1986 non avesse deciso di varcare la soglia della clinica Betty Ford per disintossicarsi dalla cocaina: nel setto nasale aveva un buco grande quanto un anello. Nel 1993 un altro ricovero per disintossicarsi dal Klonopin, lo psicofarmaco che contro la sua volontà uno psichiatra le aveva prescritto a dosi sempre più massicce per tenerla lontana dalla cocaina. «Mi ha rubato gli anni più creativi della mia vita, otto anni in cui avrei potuto fare i dischi migliori, sposarmi e fare figli invece di stare ad ingrassare sul divano davanti alla tv».

In realtà Stevie la scelta di nubilato l’ha fatta fin da ragazza. Alla burrascosa storia d’amore con Lindsey Buckingham (fisicamente violento e psicologicamente logorante), raccontata in molte canzoni, sono seguiti tanti amori e flirt – «gli uomini vanno e vengono», per parafrasare un verso di Dreams – ma una famiglia sarebbe stata d’intralcio. Stevie ha sempre saputo che sarebbe diventata una rockstar, anche quando faceva la cameriera per mantenere il fidanzato musicista. Poi arrivò il 1975, l’anno magico in cui entrarono nei nuovi Fleetwood Mac e da poveri divennero milionari. Milioni di dischi venduti e di dollari sul conto, decine di tournée, otto album con il gruppo e otto da sola.

70 candeline sono una cifra che non le piace, come ha detto l’anno scorso alla rivista Rolling Stone: «Molte persone della mia età o perfino più giovani di me sembrano veramente vecchie. E’ perché non si impegnano: se vuoi restare giovane, devi mettercela tutta. Per salire sul palco con una gonnellina di chiffon senza sembrare ridicola, devo impegnarmi. Altrimenti getti la spugna, ti lasci i capelli bianchi, sei sciatta. Non fa per me: spalle dritte, tacchi alti, esci e fai cose». Qualche settimana fa i Fleetwood Mac hanno annunciato il nuovo tour, cinquanta date da ottobre al prossimo aprile. Lindsey Buckingham ha lasciato il gruppo, lo sostituiscono Mike Campbell, ex Heartbreaker di Tom Petty, vecchio amico e collaboratore di Stevie Nicks, e l’ex Crowded House Neil Finn.

Stevie Nicks, Lilith or Bimbo? (diavolo o bella scema?) si intitolava l’articolo in cui Lester Bangs la faceva a pezzi all’epoca di Belladonna, il suo primo album solista. In realtà dei Fleetwood Mac è quella che ha costruito l’eredità maggiore. Sue le canzoni più epiche e cantabili, i versi più memorabili («Thunder only happens when it’s raining, players only love you when they’re playing»), i brani di maggior successo – Dreams da Rumours è il loro unico singolo numero 1 in classifica, Sara in Tusk, Gypsy in Mirage – i momenti che esaltano i fan in concerto come le danze sciamaniche e le piroette durante Rhiannon, o il duetto romantico (anche quando si odiavano) con Lindsey per Landslide.

A proposito dell’uscita del chitarrista dal gruppo, ha commentato: «Il nostro rapporto è sempre stato instabile. Non ci siamo mai sposati, ma avremmo potuto. C’è chi divorzia dopo 40 anni, causando grande dolore a familiari e amici. Per me è triste, ma nei prossimi dieci anni voglio divertirmi ed essere felice. Voglio alzarmi ogni mattina e ballare per casa, sorridere e ringraziare Dio per la mia vita meravigliosa». Chiamala bimbo.