Un arbitro donna per la Supercoppa Europea di calcio. Un segnale, importante, concreto, per il superamento del gender gap nel pallone, forse in generale per lo sport internazionale. Ieri la notizia certificata dall’Uefa sulla designazione di Stephanie Frappart alla direzione della finale di Supercoppa Europea tra il Liverpool, che ha vinto la passata edizione di Champions League e il Chelsea, che ha sollevato qualche giorno prima l’Europa League. L’arbitro francese, 36 anni, è di alto livello, ha già diretto Stati uniti-Olanda, la finale del recente Mondiale femminile e qualche mese fa aveva fischiato anche in Amiens-Strasburgo, in Ligue 1, il massimo torneo transalpino, oltre a essere nell’elenco dei direttori di gara per il torneo che inizia tra un paio di settimane.

«IN MOLTE occasioni ho detto che il calcio femminile non ha limiti e sono lieto che Stephanie Frappart sia stata nominata arbitro della finale di Supercoppa Europea – ha detto il presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin -, come organizzazione diamo la massima importanza allo sviluppo del movimento femminile in tutti i settori. Spero che l’abilità e la devozione che Stephanie ha mostrato in tutta la sua carriera per arrivare a questo livello sia di ispirazione a milioni di ragazze e donne in Europa e mostri che non ci dovrebbero essere barriere per raggiungere il proprio sogno».

INSOMMA, la scelta era nell’aria. Ma è un passaggio non scontato, tenendo conto della natura verticale, spesso chiusa, del circoletto del pallone, che produce campagne mediatiche in serie per tutelare figure poco tutelate come le donne, oppure gli omosessuali, senza produrre significativi passi in avanti. Almeno, fino a ora. Il primo passo che ha portato alla scelta di un arbitro donna per una competizione così famosa, in attesa che anche il calcio italiano, partendo dalla Serie A, decida di lasciarsi alle spalle preconcetti e dubbi, si è compiuto due anni in Bundesliga. In Hertha Berlino-Werder Brema con la direzione di gara affidata a Bibiana Steinhaus, 38enne, che aveva fatto esperienza, assieme a tre colleghe, nella seconda divisione tedesca, la Zweite Liga, prima del grande salto nella serie principe. Poi si è accodata, tra le cinque leghe calcistiche europee più importanti, anche la Ligue 1, con il movimento francese che conta circa mille fischietti al femminile nelle varie categorie.

MENTRE la Premier League e la Liga per ora passano la mano, come il torneo italiano. Perdendo il treno con la storia, preso al volo – e da anni – da una lega spesso connotata da machismo e testosterone in eccesso come la Nba, in cui aumentano i fischietti al femminile (il primo, Violet Palmer, assunto nel 1997), con il capo, Adam Silver, che si è recentemente posto l’obiettivo del 50% di arbitri donna.