La figura di palta è notevole. Dopo giorni di polemiche, l’amministratore delegato del marchio Alfa Romeo Jean-Philippe Imparato ha annunciato formalmente il cambio di nome per «Milano», la prima auto elettrica del Biscione che sarà prodotta in Polonia.

Si tratta della figlia del modello Mi-To (Milano-Torino) e dai sindacati al ministro Urso le critiche per la scelta di dare il nome del capoluogo lombardo a un’auto prodotta all’estero sono state fortissime. Il titolare del dicastero aveva addirittura parlato del mancato rispetto delle norme sull’italian sounding: la lotta alla contraffazione nominale per sfruttare il fattore made in Italy.

«Pur ritenendo che il nome Milano rispetti tutte le prescrizioni di legge, Alfa Romeo decide di cambiare il nome da Milano a Junior, nell’ottica di promuovere un clima di serenità e distensione», scrive Stellantis. Junior era un altro nome in lizza nel consueto referendum fra gli alfisti sul nome dei modelli.

Ieri intanto è stata approvata la piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici con il 98,13%. Fiom, Fim e Uilm hanno svolto assemblee in 6.630 aziende coinvolgendo oltre 785mila lavoratori.

«Larghissimo consenso ai contenuti, a partire dalle richieste salariali (280 euro medi), contrasto alla precarietà, riduzione dell’orario, al rafforzamento norme su salute e sicurezza, qualificazione di Cometa e Metasalute – spiegano- che dà forza al sindacato al tavolo con Federmeccanica e Assistal per realizzare, nei tempi più rapidi, un rinnovo che riguarda oltre 1,5 milioni di metalmeccanici».