Prolungare lo stato d’emergenza fino al 31 marzo è l’ipotesi che il governo sta valutando e che dovrà passare in Consiglio dei ministri a stretto giro, tra oggi e domani. La misura varata dal governo Conte scade a fine mese, prorogabile fino al 31 gennaio. Per andare oltre è necessaria una nuova legge. Il Cdm dovrebbe varare un decreto per estendere la cornice normativa con cui dichiarare lo stato di eccezione (potenzialmente fino a giugno). Contrari alla misura gli esponenti di FdI. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ieri ha tirato il freno: «Aspettiamo i dati, vedo scienziati che dicono di prorogarlo, altri no. Sentiremo i governatori, poi vedremo».

GIUSEPPE CONTE, che in mattinata è stato a colloquio con il premier Draghi, ha messo sul tavolo la linea dei 5s: «Il Movimento si rimette sempre alla valutazione degli esperti, del Cts, ma rispetto alla curva epidemiologica e alla variante contagiosa ci sembra necessaria la proroga dello stato di emergenza. Alcune letture che collegano la proroga alla scelta del nuovo presidente della Repubblica sono completamente distorte e pericolose». Favorevoli anche Fi, Iv e il Pd con il segretario Enrico Letta: «È maturo il momento in cui il governo annunci la proroga dello stato di emergenza. Deve avvenire rapidamente per evitare di trovarci come l’Austria e la Germania. I dati sui contagi sono di tenuta ma in crescita, vogliamo guardare all’inverno con serenità».

SI RIPETE LA SPACCATURA nella maggioranza, anche se Salvini per ora evita i toni da battaglia, visto l’umore dei governatori leghisti orientati alla prudenza («Se saremo in zona rossa la vedo dura dire che non serve» il commento di Zaia). L’esecutivo punta a superare l’inverno, con la nuova crescita di contagi e i timori per l’Omicron, spingendo sulle vaccinazioni e, intanto, studia una nuova governance della pandemia: la struttura commissariale trasferita alla Protezione civile affiancata dal Comando operativo interforze (insediando al vertice il generale Figliuolo) o una struttura di missione a Palazzo Chigi. Non è un passaggio semplice perché bisogna valutare anche gli aspetti giuridici.

LA VARIANTE OMICRON non lascia tranquilli. Il Centro europeo per il controllo delle malattie ieri ha diffuso l’ultimo aggiornamento: 920 casi in più rispetto a domenica, 1.686 in totale in 23 paesi Ue. La Norvegia è in testa con 958 segnalazioni, seguita da Danimarca (195) e Germania (82). Un’analisi dei contagi iniziali di Omicron segnalati al sistema di sorveglianza europeo mostra che i casi importati o relativi ai viaggi rappresentano il 13%, mentre il 70% risultano acquisiti a livello locale. L’Ecdc assegna all’Italia 27 segnalazioni ma ieri la cifra è salita: un contagiato in Sicilia, due nel veneziano, due nel piacentino, uno a Siena. L’Oms individua casi Omicron in 60 paesi nel mondo: «Rappresenta un rischio globale altissimo perché più trasmissibile e riduce l’efficacia del vaccino. Anche se la gravità è potenzialmente inferiore alla Delta, si prevede che i ricoveri aumenteranno a causa della contagiosità. Un numero maggiore di ricoveri può mettere a dura prova i sistemi sanitari e causare più decessi».

UNO STUDIO condotto a Oxford sottolinea che «la nuova variante produce un calo sostanziale dei titoli neutralizzanti, misura del livello di anticorpi generati in risposta alla vaccinazione o all’infezione» cioè anche chi è guarito potrebbe reinfettarsi. «Sarà dominante in Europa in circa 2 o 4 settimane»: è la previsione di Richard Neher, biofisico dell’università di Basilea e membro della task force della Confederazione elvetica, che ha spiegato «al momento i dati provenienti da Danimarca e Regno unito (4.713 casi registrati a ieri ndr) mostrano che il numero di infezioni da Omicron raddoppia ogni 3, 4 giorni circa».

SONO STATI 12.712 i nuovi casi Covid in Italia ieri su 313.536 tamponi, tasso di positività al 4,1%; 98 i decessi. In terapia intensiva i ricoveri sono aumentanti di 27 unità, 856 in totale; i ricoveri ordinari sono 254 in più, 6.951 in tutto. La regione con più nuovi casi è stata il Veneto (2.096) seguita da Emilia Romagna (1.828) e Lazio (1.470). Il fisico Giorgio Sestili: «Il Covid sta rallentando la corsa, in un mese e mezzo l’andamento è passato da esponenziale a lineare, l’incremento settimanale dei casi negli ultimi 14 giorni è diminuito dal 25% al 15%. Da una parte c’è il virus con la sua contagiosità e dall’altra ci sono i vaccini e le misure di contenimento: si è riusciti a lomitarlo ma non ad abbatterlo».

IN BASE AI DATI AGENAS, sono sopra la soglia di allerta del 10% in terapia intensiva Trento (20%), Bolzano (19%), Friuli Venezia Giulia (15%), Marche (14%), Veneto (13%), Lazio (12%), Liguria (12%), Calabria (11%) mentre l’Emilia Romagna è al 10. Oltre la soglia del 15% nei reparti ordinari Bolzano (18%), Calabria (17%), Trento (16%), Valle d’Aosta (19%) e Friuli VG (23%). Da ieri la Calabria è in giallo, insieme a FVG e Bolzano. Lunedì dovrebbe toccare a Veneto, Liguria e Trento, durante le feste rischiano il cambio di colore anche altri territori come Lombardia, Lazio.