Qualcosa si muove nella montagna interna italiana e forse sarebbe il caso di interrogare gli elementi più innovativi che non rinunciano a programmare, ad essere all’altezza del nuovo compito storico (europeo), a considerare la cultura davvero un’occasione di cambiamento stabile e duraturo. Parliamo naturalmente di una cultura (e un’arte) non distaccata da quella materiale, a partire dalla nuova agricoltura. Del resto il connubio arte–prodotti del territorio è sempre stato, anche nella storia passata, quello vincente in ogni città italiana dove si è messo in moto uno sviluppo forte e attrattivo.

Stigliano, paese della montagna materana, non è più quella di trent’anni fa: pesano come un macigno i giovani che se ne sono andati, lasciando qui un’atmosfera pesante di futuro incerto se non negato. Il paese è diminuito dal censimento del 1991 di ben 2500 unità e ha oggi circa 4000 abitanti. È l’amara realtà del Sud odierno, ma anche dei paesi montani del centro e nord Italia. Ma la storia è regina di contrasti, le illusioni su un altrove ricco di possibilità stanno lasciando in tanti, da qualche tempo e prima del Coronavirus, amari interrogativi. Tornano dunque a galla pensieri di sviluppo endogeno già maturati in anni lontani ma poi traditi da classi dirigenti che hanno pensato più a mediazioni clientelari col potere centrale che non agli interessi autentici delle persone e dei territori. Oggi qualcuno vuole riprovarci e chissà che non sia l’avanguardia di un tentativo generale nuovo di rivedere i contrasti tra i territori, a partire da quello antico del divario Nord-Sud.

UN INTERESSANTE TENTATIVO DI RINASCITA culturale che punta sulla grande arte popolare dei Murales, un allestimento di Parco scultoreo, un Museo antropologico, il recupero del vecchio centro antico per residenze di artisti; il tutto, dentro una agricoltura nuova e sperimentale, fa di questo paese lucano un possibile esempio di autonomia, di lotta per rinascere.

Oggi non si può fare a meno di parlare di pistacchi all’arrivo in paese, ed è una storia emblematica di ciò che può fare l’autonomia e la volontà di una persona. Innocenzo Colangelo, deciso a piantare il pistacchio a Stigliano, si lanciò con entusiasmo (ce ne vuole tanto per piante che producono dopo otto anni) a piantare i primi cinque ettari di terreno. Che poi giunsero ai cento ettari attuali stimolando i paesi vicini a fare altrettanto. Colangelo, morto da poco e a cui è dedicata un’aula del Museo antropologico, è stato un esempio vincente di imprenditoria e autonomia sfidando ogni pessimismo. Il pistacchio di Stigliano, da cui si ricava un gelato osannato dagli esperti, comincia ad essere conosciuto ovunque ma viene soltanto in piccola parte lavorato qui (panettoni, pesto, «nutella»), il grosso è venduto alla siciliana Bronte, capitale di questo frutto. Tutta la storia andrebbe raccontata non solo perché è un fiore all’occhiello della nuova agricoltura (a Stigliano va forte anche una pasta alimentare con un grano formidabile) ma perché è alla base in fondo di altri progetti venuti dopo e che puntano sull’arte pubblica.

A STIGLIANO CI STANNO PROVANDO a uscire dall’angolo coniugando cultura artistica e cultura materiale. Racconta Pietro, animatore di questa iniziativa dei Murales e del festival annuale appARTEngo, che ha disseminato il paese di una quarantina di opere di artisti di ogni luogo: «L’obiettivo è di contribuire a invertire la tendenza all’abbandono dei nostri paesi. Lo facciamo con la scelta di un’arte particolare che interagisce quasi naturalmente con gli abitanti del luogo. Un connubio che vogliamo faccia da motore a una più generale riappropriazione dei luoghi e soprattutto della nostra vita e del nostro futuro». E, in effetti, parlando con gli artisti e gli abitanti che cominciano a sentire come proprie le opere, la strada sembra segnata in senso positivo. E’ una via che, se intercetta l’agire degli altri paesi sulla stessa linea di sviluppo, può capovolgere un destino infausto. Racconta Piskv, artista pugliese, davanti al suo suggestivo murale di impronta cinematografica e musicale che affronta il mito del lupo mannaro in un luogo dove tantissimi anni fa venne consumato un delitto particolare: «Ho immaginato questa storia trasportandola indietro nel tempo ai miti del cinema noir ma con un occhio alla modernità di Dario Argento e di Michael Jackson». E Daniele Geniale, altro artista che ha focalizzato i problemi della sanità nel murale “Giocare con la vita”, aggiunge: «Con il Covid è venuto a galla il danno enorme prodotto dal profitto sulla sanità. Nella mia opera ho immaginato sopra le forbici e sotto la classe dirigente, come a dire che chi gioca con la salute delle persone si fa male, ma anche per valorizzare le scelte dal basso contro un alto arrogante e famelico».

La Masseria Santo Spirito, oggi proprietà pubblica, è una splendida costruzione nell’agro di Stigliano: sarebbe un’ottima sede per queste iniziative che hanno bisogno di una casa per strutturarsi e crescere. Non sarebbe male iniziare un’altra battaglia su questo fronte, e sarebbe auspicabile che le istituzioni camminino in sintonia con artisti e popolo per dare un esempio anche agli altri paesi della montagna circostante.

IL CONSUETO VOLO DEL NIBBIO sul vasto territorio di Stigliano è uno spettacolo. È considerato uccello del malaugurio ma, in una regione che ha avuto il merito, in uno dei suoi paesi, di capovolgere la nomea negativa in una grande festa positiva, preferiamo leggervi un segnale di malaugurio per i nemici del territorio, per i consueti «nonsipuotisti» di antica memoria, per gruppi di delinquenti organizzati che hanno tentato l’assalto a Stigliano (un’altra miseria incredibile del nostro Stato far nascere mafie in territori che un tempo non la conoscevano) e sono finiti miseramente al fresco. Preferiamo leggere insomma il volo del nibbio come un segno promettente per il futuro.