Il «No» dei lavoratori all’accordo Alitalia è stato «un voto sorprendente nelle dimensioni, ma non nell’esito» sostiene il sindacalista Francesco Staccioli che ha seguito le trattative per l’Unione Sindacale di Base (Usb) e non ha firmato la pre-intesa con governo e azienda.

staccioli usb
Francesco Staccioli (Usb)

Il governo si è detto «sconcertato per la situazione». Per voi era prevedibile. Come mai?
Il piano industriale non era affatto credibile, né aveva la minima tenuta sociale. Lo abbiamo verificato con i lavoratori e la notte del 13 aprile abbiamo rifiutato di firmare l’intesa. Abbiamo avvertito gli altri sindacati che la loro scelta di scaricare le responsabilità sui lavoratori poteva rilevarsi un boomerang. Dalla sera del 24 aprile, dopo l’esito del referendum, credo di potere dire che avevamo visto giusto. Il voto ha sorpreso anche noi per le dimensioni. Sono dimensioni apocalittiche per chi ha firmato la preintesa e rafforzano chi non l’ha firmata. Noi siamo gli unici a non avere firmato, con la Cub e Confael Assovolo.

Le pressioni sui lavoratori sono state fortissime. Cosa pensa dei tentativi di scaricare le responsabilità del fallimento dell’azienda su di loro?
A parte la fucilazione, i lavoratori hanno subito tutte le minacce possibili. Ma c’è un livello di dignità oltre il quale nessuno è disposto ad andare. I lavoratori non devono essere trattati da bambini viziati, hanno famiglie e figli. La loro scelta è stata consapevole, legittima e dignitosa ed è un segnale fortissimo per tutti i lavoratori italiani: a forza di ricatti non si va da nessuna parte.

Chi è il responsabile di questa situazione?
La principale responsabilità è del governo che ha rifiutato di prendere in considerazione un piano industriale diverso. Responsabile è il management di un’azienda che perde un milione di euro al giorno. E responsabili sono Cgil Cisl, Uil e i loro vertici che sono voluti entrare nella negoziazione senza confrontarsi con i lavoratori e sostenere i sacrifici che l’accordo sindacale conteneva.

La situazione è drammatica. Che cosa proponete?
Questa azienda non ha un futuro, la privatizzazione è fallita. Chiediamo un diverso piano industriale, mentre il governo dovrebbe finanziare la nazionalizzazione di Alitalia. C’è poi la mozione del consiglio regionale del Lazio e l’impegno del comune di Fiumicino sul rilancio aziendale e la salvaguardia del personale. Così almeno ci sarà un futuro.

Il governo è favorevole?
È contrario e si assumerà la responsabilità politica di questo rifiuto. Saranno loro ad accompagnare Alitalia alla liquidazione provocata dagli errori dei manager.

Chiedete una riforma complessiva del settore del trasporto aereo. In cosa consiste?
Il maggiore operatore di mercato in Italia è RyanAir che paga le tasse in Irlanda, non applica lo statuto dei lavoratori, pratica il 75% di turn over del personale. Per evitare queste situazioni bisogna introdurre un sistema di regole uguali per tutti per evitare fenomeni di dumping e concorrenza sleale in un settore in crescita.

Avete annunciato la costituzione di un coordinamento dei lavoratori Alitalia, Ilva, Piaggio e Almaviva. Qual è l’obiettivo?
Sostenere che le sorti dei lavoratori dipendono dal ruolo dello stato in una crisi che non finisce mai. La grande industria strategica del nostro paese è in situazione critica ovunque. Il fallimento dell’imprenditoria privata impone allo stato investimenti tesi a risollevare le sorti di queste aziende e mantenere la produzione in zone strategiche. Non possiamo diventare un paese di ipermercati.