Sprofondo bancario e governo a testa bassa contro la Bce. Sembra tornato il 2015, il periodo del salvabanche, anzi peggio: questa volta ad essere in difficoltà non sono piccoli istituti di provincia ma tutti i grandi attori, non solo Carige e Montepaschi.
A creare il panico in Borsa è stato il parere degli analisti di Mediobanca sugli effetti della lettera inviata dalla vigilanza della Bce a Mps. La vigilanza di Francoforte, che da gennaio è guidata dall’italiano Andrea Enria, ha chiesto venerdì «un graduale aumento dei livelli di copertura sullo stock di crediti deteriorati in essere alla fine di marzo 2018». Ma una più attenta valutazione del testo ha portato a conseguenze devastanti per la banca senese: l’azzeramento entro il 2026 di tutto lo stock di non performing loan (Npd) e non soltanto quindi dei flussi da aprile 2018.
A questo punto ieri lo studio Mediobanca ha gettato nel panico l’intero scricchiolante settore bancario italiano: un’eventuale applicazione dell’indicazione data a Mps a tutte le banche nostrane costerebbe ben il 17% degli utili aggregati compresi tra il 2019 e il 2026, oltre che 15 miliardi di ulteriori accantonamenti, anche perché «le banche non raggiungeranno mai una copertura del 100% e piuttosto accelereranno la vendita» dei crediti deteriorati. Secondo Equita, la banca più penalizzata da una stretta sugli npl sarebbe Ubi, che ieri in Borsa aveva la performance peggiore (-4,97%), leggermente peggio di Bper (-4,74%) e Banco Bpm (-4,13%).
Mentre il sistema bancario cercava di correre ai ripari continuando a sostenere la favola del «tutto va bene» – con Bankitalia che ribadiva come dal picco di 341 miliardi di euro toccato nel 2015 di Npl, il sistema bancario italiano ha ridotto lo stock a soli 211 miliardi alla fine del terzo trimestre 2018 – e l’ineffabile presidente dell’Abi Antonio Patuelli sosteneva che «le lettere della Bce alle nostre banche sono tutte diverse tra loro sulla base di logiche giuridiche deduttive», era il vicepremier Matteo Salvini a partire a testa bassa contro la Bce. «Il nuovo attacco della Vigilanza Bce al sistema bancario italiano e a Mps dimostra ancora una volta che l’Unione bancaria, voluta dalla Ue e votata dal Pd, non solo non ha reso più stabile il nostro sistema finanziario, ma causa instabilità, colpendo i risparmi dei cittadini e un sistema bancario, come quello italiano, che aveva retto meglio di tutti alla grande crisi finanziaria del 2008», attacca il vicepremier anche per difendere la Siena neo-leghista. «Occorre quindi una trasparenza assoluta sulle decisioni della Bce necessaria per scacciare il dubbio che la Bce faccia un uso politico dei poteri che le sono attribuiti».
E se la Commissione Europea «resta in contatto con le autorità italiane» sui dossier Mps e Carige, come ricordato ieri dal commissario europeo Pierre Moscovici, la possibilità che nella conversione parlamentare del decreto Carige il governo inserisca norme e risorse anche per Mps – se non per tutte le banche – è molto alta.