Il capro espiatorio che si autosacrifica per tentare di salvare la compagnia. Oggi il cda straordinario di Atlantia accetterà le dimissioni di Giovanni Castellucci.

È stato lo stesso amministratore delegato – nell’occhio del ciclone per la nuova tempesta giudiziaria sui ponti insicuri insabbiati – a convocare il consiglio di amministrazione straordinario.

LA MOSSA PUNTA a rassicurare almeno un poco i mercati che ieri hanno fatto registrare un crollo del titolo Atlantia. Alla Borsa a Milano ha chiuso in calo del 7,8% a 20,44 euro, dopo lo scivolone dell’8% di venerdì scorso, riscendendo ai livelli di agosto scorso.

Gli sviluppi dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi di Genova, con le nove misure cautelari nei confronti di altrettanti tra tecnici e dirigenti di Aspi e Spea, società del gruppo, per i report «addomesticati» che avrebbero coperto le reali condizioni di alcuni viadotti gestiti da Autostrade, ha assestato il colpo definitivo alle speranze di Castellucci di rilanciare l’azienda.

IL BOARD DI ATLANTIA sa già cosa succederà: lo stesso Castellucci ieri ha annunciato sue comunicazioni. L’unico dubbio riguarda la possibilità che i consiglieri gli chiedano di rimanere al proprio posto. Ma sono assai remote.

D’altronde che in casa Benetton fosse cambiato il clima lo si era capito sabato. La nota di Edizione, la holding della famiglia che da Ponzano Veneto controlla il 30,25% di Atlantia, aveva parlato di «sgomento» e «turbamento» per quanto emerso dalla «doverosa» inchiesta giudiziaria dopo la tragedia del crollo «con i suoi 43 morti che pesano sulle coscienze». Parole che avevano fatto capire la gravità del momento, dato lo spaccato svelato dalle intercettazioni finite sui giornali: con dipendenti che non solo per gli inquirenti avrebbero modificato già dal 2017 i report, ma anche valutato l’uso di jammer per disturbare le intercettazioni dell’autorità giudiziaria, o mentito al processo per la strage del viadotto di Avellino.

NELLE ULTIME ORE ERA CHIARO che la poltrona di Castellucci, per anni fortemente appoggiato da Gilberto Benetton – artefice della diversificazione finanziaria del Gruppo – fosse meno stabile. A Ponzano i Benetton ieri hanno riunito la loro holding Edizione, sotto la guida di Gianni Mion. Dalla proverbiale riservatezza della famiglia è filtrato solo che c’è una identità di vedute sulle azioni da intraprendere.

NON È PERÒ DETTO CHE quella di Castellucci sia una uscita definitiva, dato che la sua figura – cardine nelle trattative dell’operazione su Abertis e ora in quella su Alitalia – è difficilmente sostituibile. Il tema agita di nuovo la politica.

Se per il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia, la vicenda «non deve diventare una questione politica», Stefano Fassina (LeU) va oltre alla revoca delle concessioni, il mantra dei 5 Stelle: «Autostrade sono un monopolio naturale, quindi la gestione va rinazionalizzata. Questo farebbe un governo di svolta, come promesso dal Labour di Corbyn».