La decisione di rinviare le olimpiadi al 23 luglio del 2021 voluta dal Comitato internazionale olimpico (Cio), aprirà una voragine sui 7 miliardi di euro di affari previsti, ai quali si aggiungeranno circa 3,5 miliardi per il mantenimento degli impianti e la costruzione di un nuovo villaggio olimpico. Una situazione che farà scivolare il Giappone verso la recessione economica. Il rinvio degli Europei di calcio al 2021 deciso dall’Uefa, comporterà per le nazionali di calcio partecipanti una perdita di 371 milioni di euro. In Italia la Juve ha tagliato gli stipendi d’oro ai calciatori, risparmiando 90 milioni, e ha dettato la linea ai presidenti delle altre squadre di serie A: la decurtazione consentirebbe di risparmiare 433 milioni. Anche i colossi Sky, Dazn e Img, hanno fatto i conti perché il 1 maggio dovrebbero pagare per i diritti televisivi una tranche di 260 milioni dei 380 previsti per l’ultima parte del campionato, ma già pensano alle aule dei tribunali.

Juve-Inter
Il campionato italiano di calcio nel suo complesso fattura 5 miliardi di euro. Le tre Leghe di A, B e C ricevono dai diritti televisivi 1 miliardo e 25 milioni di euro, dagli sponsor e dalle attività commerciali 575 milioni e dai tifosi 341 milioni all’anno. La partita Juve-Inter giocata a porte chiuse, aveva un valore complessivo di 6 milioni di euro, un bottino al quale il club degli Agnelli non voleva affatto rinunciare, di qui la richiesta, seguita da infinite polemiche, di rinviare l’incontro a maggio. Il campionato di calcio dovrà concludersi a tutti i costi, anche d’estate, perché lo spettacolo e gli interessi economici viaggiano di pari passo. Anche il rinvio delle partite della Champions ed Europa League da parte dell’Uefa comporta perdite, basti pensare che le due squadre di Milano tra partite di campionato e coppe hanno perso rispettivamente 4 milioni i nerazzurri e 1,5 i rossoneri.

Le lobby del calcio nostrano, forti delle perdite per la sospensione del campionato, circa 40 milioni in due mesi, avanzano richieste di esenzione dell’Irap sulle plusvalenze e la deducibilità parziale del costo del lavoro, spacciando il mondo dorato dei calciatori con quello dei lavoratori in cassa integrazione per il coronavirus. Dimenticano, i padroni del calcio, che in nome del coronavirus hanno già usufruito di un’agevolazione con lo slittamento dei pagamenti delle imposte, una parte rilevante di quegli 856 milioni che devono al fisco, e soprattutto che il sistema calcio italiano ha un debito spaventoso di 4,26 miliardi, grazie alla loro allegra gestione dei club.

Stadi di proprietà
I palazzinari dello sport sollecitano anche un decreto governativo, che conceda in via d’urgenza la costruzione degli stadi di proprietà, senza troppe discussioni sull’impatto ambientale, alla richiesta hanno già aderito Milan, Inter, Fiorentina, Roma, e Bologna, che sotto la guida di Joe Barone, direttore generale dei viola, eserciteranno le debite pressioni sul governo Conte, mettendo sul piatto un miliardo di euro, occasione ghiotta, a loro dire, per far ripartire l’economia post coronavirus.

60 Miliardi di sport
Le ripercussioni causate in Italia dal coronavirus nel mondo dello sport, come la chiusura temporanea dei 100 mila centri sportivi, mettono in discussione l’occupazione di circa un milione di lavoratori, una fascia ampia che va da coloro che come allenatori e istruttori usufruiscono di un rimborso spese forfettario fino ai lavoratori di circa 50 mila aziende, che si occupano della gestione degli impianti sportivi, della promozione delle attività, della produzione di materiale sportivo, compreso il vestiario e le calzature. Lo sport italiano nel suo complesso vale 30 miliardi di euro, pari a 1,7 del Pil e con l’indotto passa a 60 miliardi.

Calcio europeo
Nel Vecchio Continente il calcio avrà perdite pari a 4 miliardi di euro, la Premier League perderà 1 miliardo e 300 milioni, in Germania la Bundesliga perderà introiti pari a 770 milioni ( 370 di diritti televisivi), in Francia 600 milioni, mentre la Liga spagnola dovrà rinunciare a 670 milioni. In Italia tra la serie B, C e Lega Nazionale Dilettanti le perdite saranno di 260 milioni.

Nel mondo
Perdite di milioni di dollari si hanno su scala mondiale a causa del coronavirus, che ha messo fuorigioco lo sport. Il blocco dei campionati nel primo trimestre del 2020 in Cina, ha comportato un buco di 900 milioni nelle casse di Adidas, che dal mercato cinese ricava il 20% degli introiti globali. Negli Stati Uniti, la sosta del campionato Nba comporterà la perdita di 500 milioni di dollari, dando per scontato che le migliori otto squadre dell’Est e dell’Ovest disputino i play off.

Il basket italiano, che produce briciole rispetto all’Nba, muove ogni anno 2 milioni e 440 mila euro, una cifra di gran lunga superiore alla pallavolo, sport largamente più diffuso in Italia, ma che movimenta appena 620 mila euro.
La pandemia da coronavirus ha dato lo stop allo sport mondiale, un settore tra i più resistenti, per gli ingenti interessi economici in ballo, a fermare le proprie attività e ad accettare le decisioni degli organismi sanitari mondiali e nazionali chiamati a gestire l’emergenza. Tutto è rinviato a dopo l’estate, quando oltre a rimettersi in moto i campionati nazionali, che soddisferanno i piccoli appetiti, si dovranno concordare i recuperi dei grandi appuntamenti sportivi su scala mondiale rinviati con quelli previsti in calendario l’anno prossimo, olimpiadi comprese, senza contare che nel 2022 si dovranno disputare i mondiali di calcio in Qatar e i mondiali di atletica e di nuoto, un concentrato che porterà inevitabilmente a uno scontro tra i titani dello sport. Gli eventi sportivi più rilevanti su scala planetaria si accaparreranno il grande pubblico, sostenuti dai loro sponsor, che spesso coincidono con i grandi colossi del capitalismo mondiale, i quali da tempo hanno individuato nello sport globalizzato il terreno di gioco per affermare il proprio prestigio. Per il momento un invisibile e microscopico virus li ha messi in quarantena.