Sette anni fa Renzi aveva appena espugnato Palazzo Chigi e dedicò una parte dei suoi annunci agli investimenti sull’edilizia scolastica. Ancora prima di portare a termine la devastante riforma chiamata eufemisticamente «Buona scuola» (in realtà il completamente del ciclo neoliberale delle riforme iniziate da Luigi Berlinguer nel 2000), spese molto fiato per alcuni fantastiliardi mobilitati per ristrutturare edifici in gran parte vetusti e insicuri, in parte risalenti agli anni Settanta. A quel consesso chiamò anche Renzo Piano che parlò di tecnica del «rammendo». Sulla stessa strada si è avviato ieri il neo-ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che ha partecipato alla presentazione online della ventesima edizione del rapporto «Ecosistema scuola» di Legambiente. Oltre un miliardo di euro sarà stanziato per avere un’edilizia scolastica «sicura», mentre la maggior parte degli studenti è confinata a casa e segue le lezioni con la didattica a distanza.

Per capire che fine hanno fatto gli annunci di Renzi, e quelli che potranno fare tra sette anni quelli di Bianchi, è utile curiosare tra i dati presentati ieri da Legambiente. Meno della metà dei progetti finanziati è stato realizzato. Tra il 2014 e il 2020 su 6.547 progetti previsti, 4.601 sono stati finanziati, ma solo 2.121 portati a termine. Numeri che testimoniano le difficoltà incontrate dagli enti locali, e che possiamo tradurre anche con la differenza tra l’importo stanziato per la realizzazione delle opere e la spesa effettiva. Per un importo totale stanziato di 3 miliardi e 359.614 mila euro, l’importo totale finanziato è stato di 2 miliardi e 416.370 mila euro. L’importo finanziato dei progetti avviati è stato di 1 miliardo 415 e 747 mila euro. In ogni passaggio è stato dunque perso , ogni volta, circa un miliardo. Se saranno rispettate le stesse proporzioni, la cifra annunciata da Bianchi potrebbe essere dimezzata tra qualche anno: meno di mezzo miliardo, se andrà bene. Qualcosa dovrebbe cambiare con il famoso «Recovery fund» europeo nel quale è previsto, solo per l’edilizia scolastica (e non per stabilizzare 220 mila precari, ad esempio), almeno 6,8 miliardi di euro. Dovrebbe perché la Commissione Europea imporrà al governo Draghi, e a quelli successivi, una tabella di marcia tale da dovere essere rispettata. Entro il 2026 questa cifra, ulteriore al miliardo di Bianchi, dovrà essere investita. A quel punto bisognerà vedere se sarà spesa effettivamente. In caso contrario si rischia di perdere i fondi.

Legambiente ha promosso l’idea di inaugurare una «generazione di cento scuole sostenibili e innovative» costruite secondo i criteri della «bioedilizia», aperte anche in orario extrascolastico e dotate di un’integrazione di servizi da realizzarsi nelle «periferie sociali» del paese, caratterizzate da alto tasso di dispersione scolastica e povertà educativa. Per garantire una gestione «virtuosa» dei fondi per una migliore qualità degli edifici scolastici occorre, secondo Legambiente, mappare i bisogni attraverso lo strumento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, programmare gli interventi secondo una scala di priorità a partire dall’«efficientamento energetico» e dalla messa in sicurezza. Per il momento esistono enormi sperequazioni territoriali fra la qualità degli edifici e dei servizi scolastici tra nord, centro, sud e isole, la concentrazione degli studenti nelle cosiddette «classi pollaio». Se a livello nazionale la spesa per la manutenzione straordinaria per edificio è di quasi 71mila euro, nei capoluoghi del sud è fatta solo per il 31,5% con una spesa media per edificio di circa 41mila euro. Nelle isole, il 63% degli edifici necessitano di interventi urgenti e la spesa media per la manutenzione urgente è di 5.500 euro.

Su 6.156 edifici in 87 comuni capoluogo, frequentati da circa 1,2 milioni di studenti, il 58% non ha certificazioni base come l’agibilità; ricade in area sismica 1 e 2 il 43%, di cui solo poco più del 30% è costruito con la tecnica antisismica; più dell’87% degli edifici è sotto la classe energetica «C». Non è stato ancora bonificato l’amianto in 145 edifici (in gran parte al nord) frequentati ogni giorno da 28.500 studenti.