A monte di ogni scelta collezionistica ci possono essere varie spinte: un’attrazione fulminante oppure ore di studio, un progetto critico o il prolungamento di un piacere estetico; a volte l’acquisizione di un oggetto è la risposta a un bisogno che può diventare imperioso, sordo alla ragione, un’ossessione che tace solo se ricompensata. Il possesso è quasi sempre un’opzione consolatoria, che riempie – transitoriamente – un vuoto (di tempo, di spazio, non per forza emotivo). Gli oggetti diventano così un prolungamento tentacolare dell’ego: pezzi di noi selezionati, da apparecchiare sul tavolo dell’esistenza per rappresentarci in presenza, in assenza, in vita e...