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Spericolati alle primarie

Spericolati alle primarie

Nonostante il disperato appello di Sel, non c'è alcuna possibilità di accordo tra Pierfrancesco Majorino e Francesca Balzani. Nessuno dei due è disposto a fare un passo indietro per tentare di bloccare la corsa di Giuseppe Sala verso Palazzo Marino. Tutti e tre si incontreranno per il primo dibattito pubblico il prossimo 20 gennaio al Teatro Dal Verme

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 13 gennaio 2016

Niente lieto fine sulla scena delle primarie del Pd. Secondo gli organizzatori, sono sempre tutte belle le serate a teatro dove il “popolo” eletto delle primarie milanesi si riunisce per cercare di capirci qualcosa (candidati con amici, addetti ai lavori, giornalisti e distinti professionisti con la passione non sempre disinteressata per le cose della politica). L’altra sera però – al Filodrammatici su invito di Sel – la platea super selezionata che ha cercato di interpretare il retro pensiero degli attori della defunta giunta arancione ci è rimasta piuttosto male. Pierfrancesco Majorino non si ritira, Francesca Balzani non ci pensa neppure: e lo sapevano tutti prima ancora di cominciare. Adesso però è ufficiale: i due resteranno candidati alle primarie del 7 febbraio, con buona pace di Sel che sta facendo di tutto per uscire dall’imbarazzo e accreditarsi come la forza che fino all’ultimo cercherà “una sintesi” tra i due per non spianare la strada a Giuseppe Sala.

Dopo aver subito le suppliche martellanti, amichevoli ma anche decisamente incazzate di alcune autorevoli teste dell’intellighenzia alla milanese – chi già schierato con l’uno, chi già al lavoro per l’altra – l’assessore e la vice sindaca prescelta a Pisapia hanno risposto picche. Sorridono per i fotografi, ma in realtà non si sopportano. “Siamo diversi”, dicono entrambi. Curiosamente il Corriere della Sera ha scritto che è stato Majorino a rifiutare il ticket. Non è così. Ticket non vuole dire niente, il punto era: chi si ritira? Nessuno. La cosa più incredibile è che qualcuno abbia fatto finta di crederci, proponendo anche una sorta di improbabile “sondaggio autorevole” per convincere uno dei due a desistere.

Che senso aveva allora chiudersi in un teatro per citarsi addosso le sacrosante ragioni per cui non si sarebbe dovuti arrivare a questo pasticcio che rischia di consegnare Milano all’ex manager della Moratti? Per dovere, forse, e per preparare una non disonorevole uscita di scena. Il partito di Vendola, nonostante Sala, a questo punto non può più sfilarsi dalle primarie e punterà a demolire la figura dell’ex manager vincente nella speranza di una clamorosa vittoria di Francesca Balzani. Se così non fosse, non potrà far altro che abbandonare una coalizione destinata a sfrangiarsi a destra. Certi patti, con il partito della nazione, non possono reggere.

Velenose tracce della strategia (un azzardo, ma con le primarie non è così improbabile pescare il jolly) si ritrovano infatti nel carteggio tra Pietro Bussolati, segretario metropolitano del Pd, e la coordinatrice di Sel Anita Pirovano. Mettono le mani avanti per accusarsi di scarsa lealtà. “Credo che non ci sia spazio per scelte marginali che esulano da questo centrosinistra, scelte che vogliono marginalizzare la sinistra, a Milano, sono scelte che danneggiano i centrosinistra e buttano alle ortiche quanto si è costruito in questi anni”. Che il centrosinistra non esista più, in Italia e a Milano, è un dato che gli arancioni milanesi fanno sempre finta di ignorare. L’ipotesi che inquieta Bussolati è piuttosto fondata, ma ha ragione anche Pirovano quando nella sua replica si definisce “sbigottita” perché è soprattutto il Pd che deve dare prova di lealtà: “Siamo al contrario noi che chiediamo lealtà a te in primis e ai candidati alle primarie rispetto a scenari politici che vengono talvolta evocati. Non ci sarebbe, infatti, nulla di più sleale che candidarsi alle primarie, o peggio ancora dopo, sovvertire il perimetro della coalizione o mutarne il baricentro”. L’ex manager di Expo è il problema, come i milanesi di Sel sanno da un pezzo: “A differenza da quanto affermato da Giuseppe Sala nei giorni scorsi, per noi questi cinque anni non sono stati una parentesi, ma un percorso vincente ed avvincente che ora ci vede ad importante giro di boa”. Può essere. Anche se prima o poi – a proposito di bilanci sui bei tempi che furono – bisognerà riflettere sul fatto che quel percorso è stato fatto in compagnia anche di quei sette assessori della mitica giunta arancione che sono già saliti sul carro del signor Sala.

A proposito. Sembra che il super uomo che ha salvato Expo adesso abbia paura di perdere e stia cercando di correggere il tiro almeno sul piano della comunicazione. Majorino è una incognita anche se è rimasto solo (pescherà voti laddove non ci si appassiona per le sedute di autocoscienza della sinistra), mentre Balzani oltre che da Pisapia è sostenuta da molti “vip” capaci di mobilitare la “borghesia illuminata” con il cuore che batte a sinistra (o giù di lì). Li rivedremo tutti e tre insieme per il primo confronto ufficiale il prossimo 20 gennaio al Teatro Dal Verme. La commedia prevede anche una comparsa, il quarto uomo: si chiama Antonio Ianetta, direttore Uisp (Unione italiana sport per tutti). Anche lui ha raccolto le firme necessarie per dire la sua.

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