Il leak che ha coinvolto il ministro degli esteri estone Usmar Paet e l’alta rappresentante dell’unione europea Catherine Ashton, secondo cui a sparare durante i giorni di maggior scontro a Kiev, sarebbero stati anche i miliziani di Majdan, i rivoltosi, ha fatto il giro del mondo, confermando come la pubblicazione del materiale «catturato» dai servizi segreti ucraini, apra clamorosi nuovi scenari. Sono necessarie alcune puntualizzazioni, alla luce di quanto emerso ieri. In particolare le dichiarazioni di Olga Bogomolets al Telegraph, che l’ha interpellata a seguito del leak.

Proprio Bogomolets era la «fonte» citata dal ministro estone – che ha confermato l’autenticità della conversazione con Ashton. Secondo Usmar Paet, Bogomolets gli avrebbe rivelato che, in quanto capo delle squadre mediche di Majdan, poteva dimostrare con foto e documenti, che Paet dice di aver visto, almeno per quanto riguarda le prime, il fatto che a sparare, come cecchini, durante i giorni caldi di piazza, fossero anche esponenti della cosidetta piazza Majdan. Ieri al Telegraph Bogomolets ha smentito di aver fatto quelle dichiarazioni, precisando di non aver curato alcun poliziotto giunto nei pressi della sua infermeria.

Secondo quanto dice Paet a Ashton, invece, Bogomolets avrebbe basato le sue affermazioni, proprio a seguito della visione dei cadaveri dei poliziotti, colpiti dagli stessi proiettili dei manifestanti. Bogomolets, giustamente, si difende: è a Majdan, in piazza, proprio tra quelli che nel bene e nel male, imprudentemente o meno, ha finito per accusare. Una sua smentita è naturale, tanto più che Olga non è proprio una qualunque, bensì una delle contestatrici più in vista di Majdan, personaggio noto, medico famoso, anche cantante, nonché potenziale membro del neo governo. Ha rifiutato l’incarico: si dice volesse portare anche sue persone, ma le sarebbe stata negata questa possibilità, aprendo forte qualche squarcio con chi invece il ruolo di governo l’ha accettato e di buon grado.

La sua smentita però non diminuisce la rilevanza del leak e di quanto affermato a e da Paet, che al manifesto è stato confermato anche da fonti decisamente autorevoli di Kiev. Del resto la notizia girava da giorni; nessuno può negare che chi comandava le persone in piazza, per lo più i gruppi più organizzati dell’estrema destra ucraina, era armato e piuttosto bene. Una fonte a Kiev, raccontava di una capacità organizzativa di Settore Destro, ad esempio, capace di pagare la propria struttura: quella militare e quella incaricata di gestire la piazza mediaticamente, tanto all’interno, con gli altri gruppi, quanto all’esterno, attraverso una gestione professionale dei media stranieri giunti sul posto.

Ci sono poi altre considerazioni: l’alta rappresentante dell’Unione europea nella conversazione telefonica incriminata parla apertamente di un’indagine, benché ammetta che tutto debba essere rinviato al dopo elezioni. Intanto: questa indagine? È avviata? Esiste? L’Ue sta per dare 11 miliardi ad un governo sospettato di essere nato dopo una mattanza di piazza in cui i suoi protagonisti potrebbero aver sparato? A queste domande non sembra ci siano risposte ufficiali, se non una strisciate certezza della diplomazia europea che a Kiev qualcosa non sia andato per il verso giusto. Del resto Francia e Germania, nel loro piano comune per superare la crisi, hanno specificato che le ali estremiste, vanno abbattute.

Non basta, perché la presenza dei nazisti in piazza, prima è stata negata e ormai è un fatto acclarato, alcuni di loro, quelli «quasi» più presentabili sono al governo, e ora questo leak. Infine, da notare: la conversazione tra Ashton e Paet non è la prima a uscire. In precedenza era toccato alla neocon e assistente del dipartimento di Stato Usa, Victoria Nuland, pizzicata a mandare a quel paese la Ue. Questo lo avevano notato tutti. Pochi avevano forse ascoltato tutto: proprio in quel leaks la Nuland, di fatto, annunciava quanto sarebbe successo da lì a breve: l’inconorazione di Yatseniuk (la Nuland lo chiama «Yatsi») al ruolo di premier. Quando Yatsi fu nominato, si disse che lo aveva voluto Majdan.