E quattro. Quattro medaglie al merito dell’orrore interno a quello che si fa chiamare Partito democratico. Nell’elenco, dopo il senatore Stefano Esposito che, all’assoluzione di Erri De Luca accusato di istigazione alla violenza dei No Tav, esclamò: «Sono sollevato, finalmente avremo un presunto martire di meno in giro»; dopo le dichiarazioni della governatrice del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani: «Lo stupro è più inaccettabile se compiuto da chi chiede accoglienza»; e dopo lo stesso Renzi sui migranti: «Aiutiamoli a casa loro».

Stavolta, più esplicito, «sentito» e senza infingimenti, ecco le parole inequivocabili di Diego Urbisaglia, consigliere comunale e provinciale Pd ad Ancona: «Se in quella camionetta ci fosse stato mio figlio, gli avrei detto di prendere bene la mira e sparare». Nell’anniversario dell’uccisione di Carlo Giuliani, 16 anni fa a Genova, non è poco. Se ormai il senso comune della destra estrema entra nel sentire e nel lessico «democratico», la stagione di Matteo Renzi ha davvero sbagliato la mira. E non conosce vergogna.