A più di sei mesi dalla conferenza Cop25 sul clima tenutasi nel dicembre 2019 a Madrid, la Spagna fa un balzo in avanti nella riduzione delle emissioni di gas serra. Da oggi chiudono ben sette centrali termiche a carbone, quasi la metà delle 15 attive nel paese.

La rapida chiusura delle centrali termiche a carbone è stata richiesta dalle compagnie gestitrici, e non è stata una decisione del governo. A motivarla, un insieme di motivi economici e nuove politiche comunitarie. Le normative europee richiedono infatti un costoso ammodernamento degli impianti a carbone per renderli meno inquinanti, e a questo si aggiunge l’innalzamento dei costi per le aziende che emettono Co2, nell’ambito del sistema europeo Ets per lo scambio delle quote di emissione. Dal 2018 è aumentato fortemente il prezzo della Co2 nel mercato comunitario, fino a sfiorare il record di 30 euro per tonnellata nel 2019, e questo ha reso non più redditizio per le grandi compagnie pagare questa elevata tassa indiretta sulle proprie emissioni di anidride carbonica.

Ha influito su queste chiusure anche l’abbassamento del prezzo del gas, in un paese come la Spagna dove le molte centrali a ciclo combinato che usano questo combustibile (con minori emissioni del carbone) rendono fattibile l’addio rapido al carbone. C’entra poi anche il fatto che le energie rinnovabili sono sempre più convenienti, un processo che va avanti da anni. La compagnia Endesa ha parlato di «profonde modifiche nel mercato», per motivare la decisione di chiusure generalizzate e la stessa decisione di chiudere è stata presa dalle altre compagnie, come Iberdrola. Nei prossimi mesi altre centrali chiuderanno e si ipotizza che non ce ne saranno più di attive entro il 2025. I media spagnoli hanno sottolineato la rapidità con cui sono avvenute queste chiusure.

Ora si apre il problema del lavoro. Secondo quanto riporta il giornale El País sono 2400 le persone impiegate nelle centrali in fase di chiusura, compreso l’indotto. Si pensa alla riconversione delle centrali termiche, come quanto proposto per quella di Teruel, dove dovrebbe sorgere un parco solare da 50 MW. Ed è proprio la riconversione in parchi rinnovabili una speranza di futuro per i lavoratori impiegati in queste aree. Al riguardo il governo Sánchez ha chiesto alle compagnie di presentare progetti di riconversione che diano impiego.

Questi giorni sono arrivate altre notizie incoraggianti sul fronte delle riduzioni delle emissioni di anidride carbonica e altri gas serra. Il ministero per la Transizione Ecologica, dicastero istituito nel giugno del 2018 dal primo governo Sánchez, ha approvato un decreto-legge con misure urgenti per facilitare l’istallazione su larga scala di energie rinnovabili, spingendo verso un sistema elettrico al 100% elettrico.

A gennaio, ne avevamo parlato sul manifesto, era stato annunciato dallo stesso governo un grande piano verde per il 2020, nel giorno in cui veniva dichiarato lo stato di emergenza climatica. La Spagna aveva appena ospitato la Cop25 di Madrid, e come nel resto d’Europa si era sviluppato il movimento Fridays for Future, che il 6 dicembre 2019 aveva portato in piazza a Madrid centinaia di migliaia di persone insieme all’attivista svedese Greta Thunberg, chiedendo misure coraggiose per far fronte alla crisi climatica. Poi la crisi del coronavirus ha portato un po’ in secondo piano quei temi.

La spinta dei movimenti per il clima degli ultimi mesi intanto non si è ancora tradotta in un maggior appoggio per i partiti politici verdi del paese, assai minoritari. Proprio ieri nella vicina Francia c’è stata l’importante affermazione dei verdi nelle elezioni amministrative, ma in Spagna l’unico partito verde a livello nazionale è Equo, che finora ha ottenuto risultati poco incoraggianti. Fino al 2019 questo piccolo partito si è presentato alle elezioni dentro la lista Unidos Podemos, ma alle elezioni generali del 10 novembre 2019 ha deciso di confluire nel nuovo partito nato da una scissione di Podemos, Màs Paìs, che non fa parte dell’attuale governo. Alle elezioni regionali del 12 luglio nei Paesi Baschi e in Galizia, Equo correrà nuovamente da solo.