Non c’è clima di vacanza quest’anno in Spagna. Da un lato, l’emergenza sanitaria. Il Segrià, la zona attorno al capoluogo catalano di Lleida, vede aumentare senza freno i casi: in tutta la Spagna sono già 4300 i positivi notificati l’ultima settimana (745 solo ieri in Catalogna), e nel Segrià dal 4 luglio sono già quasi 1000 (ieri 150). A Barcellona la settimana scorsa i casi sono triplicati (sono quasi 500), e preoccupa moltissimo L’Hospitalet de Llobregat, nell’area metropolitana della capitale catalana, e seconda città della Catalogna, dove ieri i casi sono passati da 30 a 130 in 24 ore.

Il Govern catalano è corso ieri ai ripari – dopo che una giudice aveva annullato il confinamento decretato per i 150mila abitanti della zona di Lleida domenica sera – adottando una nuova misura. Il testo, che ieri sera non era ancora stato reso in attesa dell’ok di un giudice, va nella stessa direzione di quello deciso domenica: la situazione nella zona è chiaramente fuori controllo, e anche al cittadini de l’Hospitalet l’esecutivo catalano ha chiesto, in sostanza, di tornare a limitare a quelle essenziali le uscite dal proprio domicilio.

Il Govern comunque non si limita alla (discutibile) gestione dell’emergenza sanitaria: ieri il dipartimento di giustizia ha anche rettificato le decisioni prese dai vertici delle carceri dove sono rinchiusi da quasi due anni i nove leader politici indipendentisti, tra cui il segretario di Esquerra Republicana Oriol Junqueras, e l’ex presidente del Parlament Carme Forcadell. Avendo scontato più di un quarto della pena, potranno accedere al regime di semilibertà e dovranno solo dormire durante la settimana in carcere. L’accusa annuncia ricorso e alla fine dovrà essere il Tribunale supremo che li ha condannati a decidere.

Altra questione molto calda, emersa da un’indagine congiunta del Guardian e del País, riguarda l’attuale presidente del parlamento catalano Roger Torrent, sempre di Esquerra republicana, vittima del malaware Pegasus ideato dai servizi segreti israeliani e venduto solo a governi e forze di polizia. Torrent sarebbe stato spiato almeno dal 2019, con accesso ai suoi messaggi, posta, immagini e persino microfono e telecamera. Pegasus sfruttava una falla di sicurezza di WhatsApp e si istallava a partire da una chiamata video senza risposta.

Infine la saga dell’ex re Juan Carlos I continua: ieri sono emersi nuovi dettagli sull’indagine in corso. Il suo avvocato gli avrebbe portato valigette piene di contanti direttamente dal suo conto segreto in Svizzera da 100 milioni di dollari viaggiando su voli di linea. Si sarebbe trattato in media di 00mila euro al mese, da aggiungere a quelli che gli pagava lo stato (200mila euro). «Muore per il denaro», avrebbe detto la sua amante Corinna Larson in una delle registrazioni effettuate nel 2016 dell’ex commissario Villarejo, la controversa spia ora in carcere.