Alcune centinaia di persone hanno partecipato ieri al comizio sovranista convocato a Praga per manifestare «contro la dittatura dell’Ue». Un mezzo flop quindi per le forze sovraniste, che si sono date appuntamento nel luogo simbolo delle proteste praghesi, ossia sotto la statua equestre di San Venceslao nell’omonima piazza.

A convocare il raduno è stato il deputato ceco Tomio Okamura a capo della formazione xenofoba Libertà e democrazia. Hanno risposto all’appello la leader francese del Rassemblement national Marine Le Pen, il leader islamofobo olandese Geert Wilders del Partito per la libertà e il fiammingo Gerolf Annemans del gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà al parlamento europeo. Matteo Salvini ha inviato un videomessaggio.

A contrastare le voci dell’intolleranza, nella parte alta di piazza Venceslao, una protesta (o meglio «un’Olimpiade del rumore» come recava il manifesto di convocazione) dei movimenti sociali e d’iniziativa cittadina. La protesta di diverse decine di persone brillava per ironia nei confronti delle forze anti-Ue. «Vogliamo stare in Europa. Anche con voi» diceva uno dei cartelli più fotografati.

Le formazioni sovraniste hanno puntato tutto sui pochi elementi, fumosi, che li tengono uniti. «Siamo minacciati soprattutto dall’islamismo e dal globalismo. Noi, i partiti nazionali, siamo gli unici a poter fermare il pericolo» ha scandito dal palco Marine Le Pen. Molto applaudito anche il videomessaggio di Salvini, ormai riconosciuto leader, quanto Le Pen, del fronte islamofobo e anti-migranti continentale.

Salvini era venuto in privato a Praga all’inizio del mese, mascherato in tuta e berretto delle forze dell’ordine italiane, per incontrare il suo alleato Okamura. Degli esiti della visita si sa poco, unico cambiamento tangibile riguarda i profili social di Okamura: dopo la visita di Salvini il leader xenofobo ceco ha cominciato a diffondere immagini, in cui ingurgita pranzi, cene e altri pasti.

Il partito ospite, per altro, non è in ottime condizioni. Secondo gli ultimi sondaggi, Libertà e democrazia sarebbe sulla soglia del 5 percento, minimo necessario per mandare eletti a Strasburgo. A minare il risultato elettorale del movimento potrebbe essere la bassa affluenza, che contraddistingue le elezioni europee in Repubblica Ceca: paradossalmente, l’astensione colpirebbe soprattutto l’elettorato euroscettico.
A pesare sarà anche la mancanza del nome di Okamura sulle schede elettorali pur essendo il leader ritratto sui cartelloni elettorali assieme a Le Pen e Salvini per intercettare comunque i suoi elettori.

Di recente poi la formazione ha espulso i vertici della regione di Ostrava, la principale riserva di voti del partito. Nelle intenzioni di voto continua a rimanere in testa, con circa il 30% delle preferenze, il movimento del premier Andrej Babiš. Seguono con circa il 14-15% l’Ods, principale partito del centrodestra (che fa gruppo con il Pis polacco e Giorgia Meloni), e il Partito pirata, la forza più filoeuropea nel scenario ceco.

La manifestazione sovranista è arrivata pochi giorni prima del 15simo anniversario della Repubblica Ceca. In questi giorni viene spesso ripetuto il dato dei 30 miliardi di euro ricevuti come transfer netto dalle casse comunitarie dal 2004. Non minori sono però gli utili che le imprese della vecchia Europa ricavano dalle fabbriche istallate in Repubblica Ceca, che pesano per circa 12-15 miliardi di euro all’anno e diversi punti di percentuale del Pil. Inoltre molti cittadini pensano, non sempre a torto, che a loro della manna comunitaria sia arrivato ben poco. Bruxelles ha puntato tutto su un matrimonio di convenienza. Il divorzio è pertanto escluso ma la convivenza resta tesa.