Un albero di Natale sotto cui il pacco regalo è il… licenziamento. È diventato il simbolo della lotta dei dipendenti della Ball Beverage Packaging Srl di San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, che resteranno disoccupati il prossimo 25 dicembre. Perché la multinazionale ha deciso di smantellare lo stabilimento che ha in Abruzzo e di trasferire tutto in Serbia.

“Ho seguito 113 crisi aziendali, ma una così non l’avevo mai vista, né per i modi né per i tempi – dice Giovanni Lolli, presidente vicario della Regione Abruzzo. – Siamo di fronte alla chiusura di una fabbrica che produce, e gli argomenti non sono convincenti. Tutta Italia deve sapere – aggiunge – che c’è un’impresa che il giorno di Natale, senza motivo, manda i lavoratori a casa: insieme diciamo che una prepotenza di tal genere non la sopporteremo. La situazione è dura e le prospettive sono nere, ma non molleremo”. Oggi incontro in Provincia, nei giorni scorsi vertice al ministero dello Sviluppo economico con sit-in nella capitale.

“È raccapricciante, quanto sta succedendo, perché non si tratta di un’industria in difficoltà, perché stiamo parlando dello stabilimento più produttivo e con meno assenteismo del gruppo e perché siamo davanti all’ennesima delocalizzazione all’estero”, riprende Lolli. La Ball, che produce lattine, l’11 ottobre scorso, ha avviato la procedura di mobilità collettiva. E sono cominciati i guai per 70 dipendenti, più altri 15 addetti. “Nell’incontro al Mise – spiega Dorato Di Camillo, della Fim Chieti – abbiamo presentato alcune richieste. La prima è che venga ritirata la procedura di mobilità. L’azienda – spiega – ha puntualizzato che ha intenzione di spostare temporaneamente, per circa 9 mesi, la produzione in Serbia e poi, quando sarà pronta la nuova linea, di ritrasferirla in Italia a Nogara, nel Veronese, dove ha un altro stabilimento. Noi abbiamo chiesto che si continui a produrre a San Martino fino a che non sarà adeguato il sito veneto. Inoltre invochiamo l’attivazione della cassa integrazione, per cessazione attività, nella continuità produttiva. Il nostro interesse, infine, volge alla possibilità di reindustrializzazione e di ricollocazione delle maestranze”.

Una trattativa che si è rivelata un muro contro… muro. Perché Ball non vuole sapere né di ripensamenti né di ammortizzatori sociali. “Nessuno – commenta Andrea De Lutis, della Fiom Cgil Chieti – nei mesi scorsi avrebbe immaginato questo triste futuro, visto che non sussisteva alcun segnale di crisi”. I lavoratori Ball hanno diffuso anche la lettera appello dal titolo “La Ball Corporation mi licenzierà a Natale!!!”, in cui si raccontano e chiedono solidarietà… “Sono passato innumerevoli volte nelle tue mani attraverso il mio lavoro…. – scrivono -. Dal 1981 in questo stabilimento produco lattine in alluminio da 33 centilitri, formato sleek, per Coca Cola, Nestlè, Campari, Carlsberg, Peroni, Birra Castello, San Benedetto, Heineken, Ferrero e tanti altri”.

L’azienda ha confermato l’intenzione di chiudere. Il 25 dicembre 2018 – continua la lettera – “quando saremo tempestati dalle pubblicità scintillanti dei clienti Ball, sarò seduto attorno a un tavolo con la famiglia per una triste giornata di festa. Quello sarà il mio primo giorno da ex lavoratore. Eppure questa azienda non è in crisi e negli anni ha raggiunto tanti traguardi”. Quali? “Nel 1995 premio risultati di qualità “Pursuit of Excellence”; nel 2005 “Lean Enterprise” silver award; nel 2006 “Lean Enterprise” gold award; nel 2007 “Mercurio d’Oro” della Regione Abruzzo; nel 2016 “Hoover sustainability award”.

E ancora…Nel 2016 record di produzione annuale; nel 2018 record di produzione giornaliera, con 2.300.000 lattine realizzate; oltre 10 anni senza infortuni, assenteismo sotto tutte le medie nazionali (0,2%). Come ti sentiresti – continua la lettera – se la tua azienda decidesse di licenziarti il giorno di Natale senza una ragione? Se ti negasse disponibilità a farti prendere la cassa integrazione? Se, oltre a lasciarti per strada, decidesse di non aiutarti nemmeno a cercare una nuova possibilità mostrando un minimo di responsabilità sociale? Io mi sento male, tradito, battuto da una multinazionale senza scrupoli”. “Siamo uomini – sottolineano – non lattine”.