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Un incontro a porte chiuse per discutere del futuro dei segreti; l’evento clou di una settimana intensa sul fronte della sorveglianza globale, quello aperto dalle rivelazioni di Edward Snowden sulle operazioni planetarie dell NSA – una partita cruciale per il futuro di internet, della privacy, degli equilibri geopolitici –  e  delle nostre vite. La riunione di Obama coi maggiorenti dello “stato digitale” di Silicon Valley e’ stata rigorosamente “off-limits” alla stampa, orecchie giudicate evidentemente indiscrete di chi (i cittadini del mondo) amerebbe avere voce in capitolo sul proprio futuro. Una scelta in perfetta sintonia con la gestione dello stato-ombra, con la sua sorveglianza  totale, autorizzata da tribunali segreti come strumento della altrettanto sotterranea “guerra globale”.  Al meeting nella sala Roosevelt della casa bianca erano presenti i piu’ potenti dirigenti dell’oligarchia digitale: Sheryl Sandberg di Facebook, Tim Cook della Apple, Marissa Mayer di Yahoo, Eric Schmidt di Google, Dick Costolo di Twitter e Brad Smith vicepresidente e consigliere legale della Microsoft,  e la conversazione non puo’ che essere stata bella vivace. La rivelazione della vasta rete  di spionaggio NSA non e’ stata ben accolta dai colossi di internet che la scorsa settimana avevano inviato una lettera aperta al presidente lamentando tra l’altro “la tendenza a favorire  eccessivamente i poteri dello stato rispetto ai diritti costituzionali dei cittadini”. La pubblica conversione dei giganti tech in paladini dei diritti individuali e’ una delle ironie piu’ squisite (e ipocrite) dell’attuale “congiuntura digitale” . Il fatto che i gestori di “social network”  e di “e-commerce” basati sul massiccio “data mining”, il sistematico reperimento e “monetizzazione” di dati personali degli utenti, possano seriamente presentarsi come garanti della privacy e’ un monumentale paradosso della new-economy e della new-politics.  Nella realta’ gli oligarchi di Silicon rivendicano l’esclusiva sulla gestione dei dati globali, anche perche’ l’operazione NSA, oltre ad una concorrenza sleale rappresenta un catastrofico danno di immagine per i conglomerati dei dati, sia che vengano  percepiti come collaboratori o vittime delle spie federali. In ogni caso un grave danno proprio per il settore che forse piu’ di ogni altro aveva compattamente e generosamente  contribuito  alla rielezione di Barack Obama. Come sostiene  Julian Assange, le rivelazioni di Snowden potrebbero ora impattare disastrosamente il monopolio dei colossi americani, quando  ampi settori di consumatori dovessero preferire network concorrenti asiatici o europei perche’ garanti di una maggiore privacy. I magnati dei social sono fortemente preoccupati ad esempio delle ventilate proposte di legge che obbligherebbero i provider ad immagazzinare i dati nei paesi di origine, uno sviluppo potenzialmente catastrofico per l’attuale monopolio americano sul traffico dei dati. Non deve insomma essere stato un incontro piacevole per il presidente che proprio il giorno prima aveva incassato la prima sentenza di un tribunale federale di Washington che ha giudicato  incostituzionale “ lo spirito  la pratica” dello spionaggio NSA. “E’ difficile immaginare un ingerenza piu’ indiscriminata e invasiva di questa sistematica retata tecnologica dei dati personali di virtualmente ogni cittadino della nazione” ha scritto il giudice Richard leon. Un giudizio che spiana la strada per un eventuale esame della corte suprema. Naturalmente tutto sarebbe ancora  segreto se non fosse stato per l’opera di Edward Snowden a cui gli Americani vorrebbero tanto far fare la fine di Bradley Manning ma che dalla Russia sempre questa settimana e’ passato alla controffensiva, imbastendo col Brasile di Dilma Rousseff una pretrattativa per l’asilo in cambio di ulteriori dossier segreti che riguardano quel paese. La misura di quante carte abbia ancora da giocare la “talpa” fuggita e’ la proposta di possibile amnistia nei suoi confronti ventilata per  prima volta anche  da un dirigente NSA.  Da canto suo Snowden ha ribadito la verita’ che nessuno – tantomeno Obama – ammette: le operazioni della NSA, ha detto “non sono mai state di antiterrorismo, ma a favore dello spionaggio economico, il controllo sociale e la manipolazione diplomatica. In definitva per la gestione del potere.”