A sei mesi dall’edizione del quarantennale di Figli delle Stelle, ecco bussare in uscita per la Universal The Prog Years: box in 5 cd (e in vinile con le copertine originali) dei suoi primi quattro album più un «bonus» contenente un demo inedito per piano e voce, Sai amore, e versioni uscite in inglese, alternative mix, o solo in singolo di alcuni dei brani più conosciuti del periodo per l’appunto «prog», grossomodo compreso tra il 1972 e il 1976. Messi sul piatto in successione Aria, Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto, Alan Sorrenti e Sienteme, It’s Time To Land dispiegano all’ascolto – necessariamente retrospettivo e allo stesso tempo antologico – la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di nuovamente inedito, nonché di politico. In ciò  va ricordato che Sorrenti anche nei momenti più luminosi si è sempre definito un outsider. Mentre, è la voce ad allargare in più direzioni, geografiche (i dischi furono registrati a Londra e a San Francisco) e musicali, i raffinatissimi arrangiamenti delle canzoni che slabbrano e reinventano all’italiana il progressive più sperimentale (King Crimson, Van der Graf Generator), il british folk (su tale linea fu speso il recupero dello «standard» napoletano Dicitencello Vuje) e echi zappiani, per alcuni incroci colti.