Sorpresa, gli iscritti Cgil non sono (così) grillini
Ricerca della Fondazione Di Vittorio Fra i 5 milioni di iscritti il primo partito resta il Pd (35%), M5s al 33, Leu all’11e Lega al 10
Ricerca della Fondazione Di Vittorio Fra i 5 milioni di iscritti il primo partito resta il Pd (35%), M5s al 33, Leu all’11e Lega al 10
Sorpresa. A differenza da quanto sostenuto da molte ricostruzioni post elettorali, tra gli iscritti Cgil il M5s non ha sfondato. A dimostrarlo una ricerca commissionata dalla Fondazione Di Vittorio e illustrata alla dirigenza Cgil al gran completo martedì a porte chiuse. L’istituto Tecné ha misurato il voto dei 5 milioni di iscritti e ha concluso con percentuali non troppo dissimili dall’intero campione elettorale: in testa rimane un po’ a sorpresa il Pd con il 35 per cento (contro il 18 reale), tallonato dal M5s al 33 per cento, la stessa percentuale ottenuta dalle urne.
Gli scostamenti più ampi riguardano invece la Lega, votata dal 10 per cento degli iscritti Cgil contro il 17 del corpo elettorale, e Liberi e Uguali, partito scelto dall’11 per cento delle persone con in tasca la tessera del primo sindacato in Italia rispetto al misero 3 per cento racimolato nelle urne. Per il resto «Piu Europa» e «altri» raccolgono il 4 per cento, Forza Italia il 2.
Rispetto agli «iscritti ad altri sindacati» – altro campione testato da Tecnè – le differenze più sostanziali riguardano proprio la Lega, molto più votata da chi è di Cisl, Uil, Usb o Cobas: addirittura il 24 per cento, mentre Leu cala al 2 per cento.
Il commento ai dati arriva dallo stesso presidente della Fondazione Di Vittorio Fulvio Fammoni. «Sul voto ha pesato tantissimo la situazione sociale ed economica delle persone. Con un area di sofferenza di 4,5 milioni di lavoratori poveri, con 8 milioni di lavoratori e 6 milioni di pensionati che non arrivano a 15mila euro annui è chiaro che chi ha rivendicato successi nell’occupazione o nella riduzione della povertà non può essere stato premiato», sottolinea. «In un quadro di vero e proprio terremoto elettorale con milioni di elettori che hanno cambiato partito, il quadro che viene fuori dall’analisi del voto dei nostri iscritti è in qualche modo confortante. Chi ha la nostra tessera in tasca si colloca saldamente nel centrosinistra con oltre il 52 per cento, mentre il centrodestra ottiene solo il 13 per cento. Anche il dato della Lega – continua Fammoni – seppur non trascurabile è inferiore rispetto ad altri periodi. Quanto al M5s il consenso fra i nostri iscritti è uguale a quello reae».
L’altro dato assai interessante della ricerca riguarda l’astensionismo. Se il fenomeno continua ad aumentare ad ogni tornata elettorale, il dato tra gli iscritti Cgil è al di sotto del 20 per cento. «Si tratta di un dato molto importante per noi – conclude Fammoni – perché ribadisce che chi è iscritto alla Cgil vota e partecipa molto di più rispetto al resto delle persone. Un dato fondamentale anche in vista del nostro congresso che vogliamo affrontare puntando tutto sulla partecipazione».
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