«Aspettiamo di vedere i contenuti», dicevano i parlamentari grillini incalzati sulla possibile alleanza di governo con la Lega. Ma nelle ore in cui la bozza di contratto comincia a circolare, in molti restano con l’amaro in bocca. Ancora indecisi sul da farsi, in pochi rompono le timidezze: tra oggi e domani il testo verrà ufficialmente diffuso e poi ratificato sul portale Rousseau. Uno dei più amareggiati è Luigi Gallo, deputato di Torre del Greco, da insegnante si è sempre impegnato sul temi della scuola. Gallo fu l’unico parlamentare grillino a contestare i poteri conferiti a Di Maio quando, ormai otto mesi fa, venne nominato «capo politico». Ha postato sulla sua pagina Facebook la bozza di accordo raccogliendo la delusione di molti lavoratori dell’istruzione.

GALLO DAPPRIMA ha replicato tenendo la linea ufficiale: «Di Maio sta ancora trattando», ha scritto ai delusi. Poi ha deciso di farsi sentire. «L’ultima versione di contratto di governo non esplicita la necessità di investire le risorse per raggiungere la media europea in investimenti in Istruzione mentre oggi siamo terzultimi in Europa e ultimi in investimenti culturali, quei 25 miliardi di cui abbiamo parlato», afferma il deputato. «Nella scuola non devono entrare né approcci polizieschi, né approcci aziendali. La scuola deve essere scuola e deve avere le risorse per fare scuola», prosegue Gallo, forse riferendosi alla modalità individuata dagli estensori del documento programmatico per contrastare il bullismo: «mettere le telecamere nelle scuole». Il deputato invece ricorda che gli investimenti promessi dal M5S in campagna elettorale dovevano servire a «introdurre un tetto massimo di 22 alunni nelle classi, investire con il tempo pieno al sud, aumentare le risorse alla scuola e la dignità del docente con formazione e aumento dello stipendio, abbattere le disuguaglianze regionali di questo paese che sono sociali, culturali e soprattutto economiche».

IL SUD È UN PUNTO DOLENTE. In molti si sono stupiti di leggere che il contratto non parla mai di questione meridionale e di progetti per la parte più povera del paese. La cosa è resa ancora più clamorosa dal fatto che era stato proprio da queste parti che erano andati a votare in massa il M5S, scatenando un cataclisma politico che generò interpretazioni sociologiche e disegnò nuove mappe elettorali. Nel pomeriggio di ieri, quando Danilo Toninelli aveva già dichiarato la fine dei lavori e proclamato l’accordo, i grillini si sono accorti dello sfondone. Qualcuno starebbe scrivendo un paragrafo alla bisogna, per riparare alla «dimenticanza». Vincenzo Viglione, consigliere regionale campano, cerca di porre rimedio come può: «Se bisogna qualcosa fare per il territorio, non occorre scriverlo ma farlo», afferma con un certo imbarazzo.

La compagine campana di parlamentari grillini è la più numerosa: sessanta eletti. Certamente dovranno rendere conto della mancanza di ogni riferimento alla Terra dei fuochi. Eppure fu Luigi Di Maio in persona a impegnarsi solennemente. Quando si presentò nella sua Pomigliano d’Arco a festeggiare il trionfo elettorale, il leader grillino disse che di emergenze ambientali come quella che affligge la sua terra ce n’erano tante anche al nord e che era finalmente era arrivato il momento di porvi rimedio. Della rimozione prendono atto i comitati riuniti nel coordinamento Stop Biocidio: «L’Italia, ancora una volta, si dimentica di questa terra subito dopo la campagna elettorale», scrivono in un comunicato.

CLIMA DI SOSPENSIONE anche tra gli eletti 5 Stelle di Taranto che si erano impegnati a chiudere la fabbrica e riconvertire la produzione: la formulazione sui destini dell’Ilva risulta allo stato abbastanza incomprensibile.
Il contratto contiene altre mancanze vistose e riferimenti lacunosi ad altri temi sventolati dai grillini in questi anni. Liquida in poche righe la lotta alle mafie ed espunge la riduzione delle spese militari (ricordate i famigerati F35?). L’accordo dura per l’intera legislatura e i contraenti «si impegnano a garantire la convergenza delle posizioni assunte dai gruppi parlamentari». Cioè a non tollerare defezioni, nell’attesa che i grillo-verdi realizzino la riforma costituzionale e introducano il vincolo di mandato.