Si profila un terremoto di quelli che costringeranno a ridisegnare tutte le mappe della politica. Il centrodestra, come previsto, è primo ma lontano dalle percentuali necessarie per la maggioranza parlamentare: tra il 33 e il 36%. Ma il dato esplosivo è il sorpasso della Lega su Fi. ” Nella seconda proiezione il Carroccio, con il 17,4% supera Fi, al 14,1% di oltre 3 punti. Alla Camera gli exit poll registravano un testa a testa, con entrambi i partiti in una forchetta fra il 12 e il 16% in entrambe le camere, mentre FdI si piazza fra il 4 e il 6% e Noi con l’Italia non supera la soglia del 3%.

“E’ una sana competizione”, commenta Paolo Romani. Sana forse, tesissima la competizione lo è di certo. Sino a un paio di settimane fa un finale al fotofinish sembrava impossibile. Poi il vento è cambiato, la Lega ha iniziato a conquistare terreno e a imprimere il proprio marchio anche sulla campagna elettorale di Berlusconi, sempre meno moderata sempre più schiacciata sulle posizioni di Salvini e Giorgia Meloni. Negli ultimi giorni la preoccupazione tangibile nelle chiacchierate con gli azzurri era diventata molto simile al panico.

SALVINI IN BASSO PAG3
Matteo Salvini al seggio

Se il pronostico degli exit, da prendersi con le pinze, verrà smentito e la destra otterrà la maggioranza, la corsa quasi appaiata degli azzurri e dei leghisti rischia di mettere in forse le scelte dei due partiti per palazzo Chigi. Tajani l’ultrà europeista e Salvini l’antieuropeo sono candidati divisivi : rendono difficile ogni possibile mediazione. Nonostante le assicurazioni della vigilia non è affatto escluso che il conclave della destra finisca per ripensarci, sia che la corona tocchi alla Lega sia che spetti a Fi.

Se invece, come è certamente più probabile, il centrodestra non agguanterà la vittoria l’unità della coalizione scricchiolerà sin dalle consultazioni sul Colle, alle quali, salvo ripensamenti, ognuno andrà per contro proprio. Non è affatto detto, poi, che tutti adottino la stessa posizione se Mattarella tenterà, come è quasi inevitabile, la carta di un governo del presidente.

Ma per una volta il possibile terremoto è più profondo, va molto oltre le sorti di questa elgislatura. Il sorpasso leghista sarebbe la fine della destra che abbiamo conosciuto in Italia negli ultimi 25 anni, quell’intreccio inedito nel resto d’Europa tra moderati e radicali, con il timone saldamente nelle mani dei primi grazie alla molto maggior forza elettorale. Il vero “miarcolo” compiuto da Berlusconi nel 1994 e sopravvissuto, sia pure deperendo sempre più, sino a ieri.

Quella destra da oggi sarà solo un ricordo. Lo sarà se la Lega potrà vantare un voto in più di Fi. Lo sarà anche se non ce la farà per un soffio. Ad avere il vento in poppa è Salvini . I risultati delle regionali in Lombardia dove Fontana è avanti di molte lunghezze regalano al leghista un’ulteriore spinta. L’assenza di un leader credibile che possa sostituire l’ormai troppo anziano Silvio nel partito azzurro completano l’opera. La partita che aveva per posta in gioco non solo la leadership ma l’intera fisionomia della destra italiana si chiude con la vittoria di Salvini. Importa sino a un c erto punto se verrà ufficializzata oggi stesso con i risultati reali del voto o tra qualche mese, comunque in tempo per le prossime elezioni che sarebbe molto azzardato immaginare tra cinque anni.

Sulla carta, svanito il miraggio di una maggioranza trasversale Pd-Fi, resterebbe quello di un’alleanza di governo tra Carroccio e 5S. C’è chi la dà per già fatta, ma la realtà è diversa e infatti centinaio, per la Lega, lo esclude tassativamente. Il voto di ieri seppellisce l’equilibrio su cui si è fondata la seconda repubblica, la centralità del Pd e di Fi. Lo sostituisce con un fronteggiamento tra il Movimento di Grillo e una destra a guida leghista che ha fermato l’ondata a cinque stelle nel nord.

Non è affatto facile che le nuove forze egemoni della poltiica italiana si alleino per dar vita a un governo che sarebbe competitivo e conflittuale. E’ molto più probabile che cerchino entrambe di tornare il prima possibile alle urne per giocare la partita dividendosi le spoglie del partito di Renzi.