Soprintendenze, il parere a giudizio
Beni culturali I nulla osta o i veti di tutela saranno valutati da una apposita Commissione di garanzia. La Commissione cultura della Camera approva l’emendamento, un mostro giuridico con la scusa di «assicurare l’imparzialità» e «contenere la discrezionalità»
Beni culturali I nulla osta o i veti di tutela saranno valutati da una apposita Commissione di garanzia. La Commissione cultura della Camera approva l’emendamento, un mostro giuridico con la scusa di «assicurare l’imparzialità» e «contenere la discrezionalità»
La commissione Cultura della Camera dei deputati ha approvato un emendamento della maggioranza che di fatto cancella il ruolo delle Soprintendenze in materia di tutela del paesaggio e dei beni culturali. Si legge nell’emendamento che verrà istituita una commissione di riesame dei pareri di tutela espressi dai soprintendenti. La commissione lavorava alla conversione del decreto legge n. 83 del 31 maggio 2014, misure per la semplificazione e la trasparenza, l’imparzialità e il buon andamento dei pareri in materia di beni culturali e paesistici. L’emendamento all’articolo 12 recita che «al fine di assicurare l’imparzialità… I pareri di nulla osta possono essere riesaminati d’ufficio… da apposite commissioni…». Un inedito mostro giuridico.
Nel suo illuminante articolo sulla deriva mercatista nel campo dei beni culturali apparso ieri su queste pagine, Adriano Prosperi citava lo scandalo del battistero di Firenze affittato alla maison Emilio Pucci. E proprio da Firenze è partito il virus che rischia di cancellare le ragioni della tutela che, come è noto a tutti meno che agli estensori dell’emendamento, è iscritta nei principi della nostra Costituzione.
È nel capoluogo toscano infatti che l’allora sindaco Matteo Renzi ingaggiò un braccio di ferro con il soprintendente reo di aver negato l’uso di ponte Vecchio per una serata di gala della Ferrari. Il ponte è un bene culturale e perciò stesso, patrimonio di tutta la collettività: un luogo inadatto a far svolgere una festa privata. Apriti cielo. Renzi fece svolgere lo stesso la festa. Anche Ignazio Marino ha cancellato il prescritto parere negativo della soprintendenza per far svolgere il concerto dei Rolling Stones al Circo Massimo, nel cuore della città. Anche lui fece appello al rischio del tracollo economico del paese.
Poveri replicanti del ben più incisivo presidente di Confindustria. Pochi giorni fa Squinzi ha tuonato contro la «burocrazia rea di sabotare la ripresa dell’Italia». Niente meno. Detto fatto, dall’ufficio studi di viale dell’Astronomia deve essere stato fatto recapitare l’emendamento che la maggioranza ha votato senza fiatare e senza capire. Squinzi dirige un’azienda che ha praticato la strada dell’innovazione di prodotto. Non può essere dunque accusato di appartenere alla classe dirigente che da decenni lucra sui ritardi strutturali dell’Italia. Ma sicuramente conosce molti suoi associati che non investono un euro e vivono di rendita finanziaria e immobiliare, le vere patologie che soffocano l’Italia.
E la dimostrazione più solare sui motivi veri che causano il declino del paese viene proprio da uno dei tanti annunci del premier Renzi. Come si ricorderà, appena un mese fa aveva tuonato contro i ritardi nella realizzazione delle opere pubbliche chiedendo ai sindaci di inviargli l’elenco delle opere che avrebbe inserito nello «Sblocca Italia». Il provvedimento ritarda perché l’elenco delle opere finora pervenuto è un clamoroso atto d’accusa contro la classe politica di cui Renzi fa parte. Solo alcuni esempi. Marino lamenta il mancato completamento del palazzo del nuoto di Calatrava. Costerà un miliardo per completarlo ma non è stato deciso dai burocrati, bensì da uno dai sindaci onnipotenti (Veltroni) che pensavano di mettersi un fiore all’occhiello con i soldi di tutti. Ancora. La metro «C» di Roma: uno scempio senza fine che ha travolto tutti i pareri di tutela e sperperato miliardi di euro. Da Perugia si chiede il completamento della quadrilatero Umbria-Marche un’opera pubblica che ha devastato l’Appennino e che è ferma non per le tutele, ma perché hanno prosciugato irresponsabilmente le risorse. Si aspetta la segnalazione del Mose e della devastazione del lungomare di Salerno in atto per volontà del sindaco.
L’elenco dell’incapacità amministrativa della politica potrebbe continuare. Per nasconderle è partita l’offensiva contro l’untore. Prima era la magistratura, oggi la tutela del paesaggio. Ma per quanto arroganti e dotati di una copertura mediatica che neppure Berlusconi poteva vantare, perderanno la partita. La tutela è sancita dalla Costituzione e non sarà la vandea dell’ignoranza a scardinarla.
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