Quando la primavera lascia il posto all’estate, in alcuni ambienti si può ancora osservare uno degli spettacoli più straordinari che la natura possa offrire. Le protagoniste sono le lucciole, insetti luminosi dal grande valore simbolico. Il mondo scientifico ha sempre dedicato scarsa attenzione a questi insetti appartenenti all’ordine dei Coleotteri e alla famiglia dei Lampiridi, parenti stretti delle coccinelle. Solamente con l’inizio della loro scomparsa è cresciuto l’interesse tra gli entomologi e le associazioni ambientaliste, sempre più consapevoli dell’importanza che hanno le lucciole come indicatore della qualità dell’ambiente e della sua biodiversità. L’organizzazione ambientalista ‘Pro Natura’ ha designato la lucciola “animale dell’anno 2019”, per richiamare l’attenzione sul mondo degli insetti e le minacce di estinzione che incombono su molte specie. Si è scelta la lucciola per far luce sulle cause che stanno determinando la scomparsa degli insetti.

IL PERCORSO EVOLUTIVO DEGLI INSETTI va avanti da 300 milioni di anni, ma sono bastati alcuni decenni di interventi devastanti sull’ambiente per produrre cambiamenti così profondi da incidere sulla loro capacità di sopravvivenza. Le lucciole, che emettono la loro luce da 100 milioni di anni, sono insetti particolarmente sensibili all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. Deforestazione, cementificazione, uso di pesticidi, inquinamento delle acque e del terreno, inquinamento luminoso, hanno ridotto drasticamente la loro presenza, fino a farle scomparire in molte zone. Ma essi hanno una grande importanza per gli ecosistemi e in molti paesi si stanno creando delle aree protette per consentirne la riproduzione e la sopravvivenza. Le lucciole, nonostante tutto, esistono ancora e quando migliora la qualità dell’ambiente ritornano a segnare il paesaggio notturno. C’è una rete di “lucciologi” che opera in Italia e nel resto d’Europa che si preoccupa di individuare e segnalare le zone di insediamento.

SONO CIRCA 2000 LE SPECIE PRESENTI sul pianeta e vivono prevalentemente negli ambienti umidi delle zone temperate. In Italia si contano 21 specie, anche se quelle più diffuse sono 2, la Lucciola italica e la Lampyris nocticula. In tutte le specie è presente, in modo più o meno accentuato, il dimorfismo sessuale, con maschi alati in grado di volare e femmine prive di ali che vivono sul terreno e tra il fogliame. Gli insetti adulti vivono solamente poche settimane, si nutrono poco perché hanno incamerato sufficiente energia allo stato di larva e tutte le loro risorse sono impegnate nella ricerca del partner. La loro capacità di produrre luce, uno dei fenomeni più misteriosi e affascinanti esistente in natura, è il risultato di un complesso processo chimico che i biologi hanno compreso solo all’inizio degli anni ’60.

IL FENOMENO PRENDE IL NOME di bioluminescenza. Sulla parte terminale dell’addome dell’insetto sono presenti gli organi luminosi, dove particolari cellule sono in grado di trasformare l’energia chimica contenuta in una proteina, la luciferina, in energia luminosa. Si tratta di una luce fredda, al contrario della luce artificiale prodotta dalle lampadine, dove la maggior parte dell’energia si disperde sotto forma di calore. Quella delle lucciole è una luce ad altissima efficienza energetica e solo il 2% viene disperso in calore. La bioluminescenza, presente sia nei maschi che nelle femmine, rappresenta uno dei più forti richiami sessuali esistenti in natura. I segnali luminosi recepiti e decodificati regolano il comportamento sessuale e rendono possibile l’accoppiamento. Il linguaggio luminoso varia da specie a specie, con durata e frequenze diverse della luce che essi emettono.

IL MASCHIO EMETTE LUCE A INTERMITTENZA, mentre la femmina può rimanere “accesa” anche per 2 ore consecutive. E ogni notte si ripete questo rituale amoroso fino all’accoppiamento. Le lucciole hanno bisogno di oscurità per comunicare. Le ricerche effettuate in questi ultimi anni sull’impatto ecologico delle emissioni luminose, hanno dimostrato che le lucciole sono gli insetti più colpiti. L’inquinamento luminoso li disorienta e impedisce al maschio di vedere, durante il volo, la luce della femmina.

IL SEGNALE LUMINOSO EMANATO dalla femmina viene percepito dal maschio anche a 15-20 metri di distanza. Quando entrambi hanno manifestato la loro disponibilità all’incontro, il corteggiamento si conclude, si spengono le luci e inizia l’accoppiamento che può durare anche qualche ora. Ma con questo atto si conclude anche la vita degli insetti adulti. Il maschio muore dopo poche ore, mentre la femmina vive ancora per un paio di giorni, fino alla deposizione delle uova (80-100). Le larve che si formano rimangono 2 anni nel terreno, si nutrono di lumache e chiocciole, subiscono 4-5 mutazioni fino a trasformarsi in insetto adulto. E ricomincia il ciclo vitale.

LE “LUCCIOLATE” CHE IN QUESTE settimane si organizzano in tutta Italia sono una occasione importante per ristabilire un rapporto con questi misteriosi organismi che appaiono nella notte. Si percorrono sentieri ai margini di boschi e aree protette, per un incontro che dà emozione a qualunque età. Anche in prossimità delle grandi città, in luoghi non coltivati dove si è conservata la biodiversità vegetale, si possono incontrare le lucciole. A Roma lungo i corsi d’acqua della Riserva Naturale di Decima Malafede, all’interno del Parco dell’Appia Antica, nella Valle della Caffarella e nella Tenuta di Tor Marancia. A Milano al Parco delle Cave, partendo dalla Cascina Linterno, si svolge ogni anno “Lusiroeula”, con una decina di appuntamenti nel mese di giugno.

DA ALCUNI ANNI L’UNIVERSITÀ DI MILANO ha varato il progetto “Campo!”, all’interno del Parco agricolo Sud Milano, per studiare il ciclo vitale delle lucciole, con idee e progetti per la loro salvaguardia. Le lucciole come metafora sono utilizzate da Pasolini per analizzare le trasformazioni politiche e sociali avvenute nel secondo dopoguerra in Italia. In un articolo del febbraio 1975 sul Corriere della Sera, evidenzia le nuove forme di fascismo che si erano affermate in Italia e la continuità con le vecchie forme, l’incapacità di molti intellettuali di comprendere tali trasformazioni. Scrive: “Nei primi anni sessanta a causa dell’inquinamento dell’aria e, soprattutto, in campagna a causa dell’inquinamento dell’acqua sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c’erano più. Il rapporto tra il fascismo fascista e il fascismo radicalmente, totalmente, imprevedibilmente nuovo è nato da quel “qualcosa” che è successo una decina di anni fa. Quel “qualcosa” lo chiamerò scomparsa delle lucciole”.

LE LUCCIOLE, DUNQUE, COME CHIAVE interpretativa delle trasformazioni sociali, ma anche di denuncia di quella ideologia del “progresso” in nome del quale tutto è consentito, anche la devastazione ambientale. L’articolo, che si conclude con l’affermazione “Io darei l’intera Montedison per una lucciola”, vuole segnalare con forza la traumatica rottura che si è consumata nel rapporto con la natura. Questi insetti luminosi sono entrati altre volte nell’immaginario di Pasolini, come componenti della speranza che scaturiva dalla lotta partigiana. Oggi vogliamo pensare alle lucciole come barlumi di resistenza di fronte alle devastazioni ambientali, sociali e culturali.