Si sono ritrovanti davanti la prefettura di Napoli, ieri mattina, i rappresentanti dei lavoratori somministrati presso Poste Italiane: sono 421 in tutta Italia (una quarantina in Campania), fanno gli autisti e avevano un contratto di 23 mesi attraverso le agenzie interinali. Non finiranno il loro periodo di lavoro perché Poste ha deciso di sostituirli con micro appalti. Antonio è già stato mandato a casa: «Alcuni hanno il contratto a tempo determinato, altri l’indeterminato – racconta -. Io sono nel primo gruppo di 7 che è stato licenziato. A fine settembre toccherà a un altro gruppo che ha l’indeterminato, andranno via comunque e l’agenzia interinale li dovrà gestirli al di fuori di Poste. Eppure la società continua ad aver bisogno di autisti, ad agosto ci sono stati colleghi che hanno fatto 50, 70 ore di straordinario. Qui a Napoli è già arrivata una cooperativa, ci ha chiesto se volevamo lavorare per loro prima ancora che ci mandassero via. Chiediamo almeno di completare i 23 mesi indicati nel contratto che abbiamo firmato ma vorremmo anche sapere perché una società controllata da Cassa depositi e prestiti e dal ministero dell’Economia, che ha sempre bisogno di autisti, ci fa lavorare e poi ci butta via per far posto ad altro precariato e così all’infinito».

Come si lavora nelle cooperative lo raccontano solo a microfono spento e in forma anonima: «Quattro ore di servizio diventano 6 o 7 perché devi rimanere ad aspettare il prodotto. Niente straordinario ovviamente. La paga è di circa 1.200 1.300 euro comprensivo di liquidazione e tredicesima. E poi ci sono le responsabilità che ti devi prendere: ti dicono che trasporti merce poi scopri che l’ultima raccomandata o assicurata sono pacchi di assegna e per pochi soldi ti devi accollare la responsabilità penale». Felsa Cisl, Nidil Cgil e UilTemp hanno indetto una settimana di proteste, il 22 settembre nuovo tavolo al Mise.

Non solo Poste, la crisi in Campania con la pandemia è diventata drammatica: «In regione sono 15 milioni le ore di cassa integrazione ordinaria richieste all’Inps entro il 30 agosto – spiega Nicola Ricci, segretario Cgil Campania -, 1,5 milioni per la straordinaria. Sono 62mila le domande di cig in deroga e 30mila le istanze di cig presentate da imprese artigiane. Un picco storico mai visto dal dopoguerra a oggi. In regione stimiamo 220mila i lavoratori in cig a settembre di cui 169mila solo a Napoli e provincia. Il settore manifatturiero soffre di più, assieme al turismo. Su circa 700mila che hanno fatto richiesta di reddito di cittadinanza, 460mila sono a Napoli».

La Campania ha un indice di competitività del 73%, la Lombardia è al 124%, sul digitale è la 16sima regione davanti a Puglia, Calabria e Sicilia: «Senza digitale non funziona niente – conclude Ricci – né l’industria né la scuola e neppure la sanità. Dobbiamo partecipare alla discussione sugli investimenti dei fondi europei, regione e governo non possono bypassare le parti sociali».