Il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli ieri si è speso per sostenere la croce della sindaca di Torino, finita nel tritacarne dopo la decisione, confermata, di tirar fuori Torino dalla riapertura della trattativa olimpica. Durante una travagliata giornata torinese ha difeso la scelta di Chiara Appendino: «Rimango personalmente dell’idea che quella di Torino sia la scelta migliore sotto tutti i punti di vista, soprattutto della convenienza economico e strutturale, vista l’esperienza passata, e che l’idea di tre città sia quanto meno caotica e difficilmente percorribile e anche la più costosa in termini di soldi pubblici».

NON È CHIARO SE IL MINISTRO abbia voluto rilanciare la candidatura solitaria di Torino, oppure abbia semplicemente sostenuto la prima cittadina e la sua decisione di sfilarsi dai giochi. Nel primo caso ci si troverebbe di fronte a una spaccatura in seno al governo, dato che la componente leghista vede ormai con entusiasmo il binomio Cortina – Milano. Binomio che, a oggi, rimane senza stanziamenti governativi: ovvero la ragione per cui Chiara Appendino rifiuta ogni ulteriore trattativa. Rifiuto di profondere risorse confermato dal ministro: «Sono d’accordo con il vicepremier Di Maio – ha proseguito Toninelli – quando dice che lo Stato non deve mettere soldi sulle Olimpiadi, perché prima dobbiamo mettere in sicurezza migliaia di ponti strade, viadotti e gallerie che i precedenti governi hanno lasciato abbandonato, quindi, mi sembra più giusto mettere lì i soldi. So che la Lega fa ragionamenti diversi: faremo un giusto Consiglio dei ministri appena sarà possibile farlo, e troveremo come in tutte le altre questioni una soluzione condivisa di maggioranza».

IL DISCORSO DI TONINELLI non quadra, perché qualora la candidatura olimpica fosse «assegnata» dal governo a Torino, la condizione posta da Appendino – copertura totale delle spese da parte dello Stato – bloccherebbe in ogni caso tutto. La linea di Toninelli non è però condivisa dal sottosegretario leghista Giorgetti che risponde lapidario: «La vicenda è chiusa».

Ma le parole del ministro possono essere lette come un sostegno morale alla prima cittadina che in questi giorni subisce un attacco concentrico da parte di industriali, commercianti, associazioni di categoria di ogni genere, avversari politici interni ed esterni.

Beppe Grillo, giunto ieri in città per visitare il Salone del Gusto, si è intrattenuto per circa un’ora con la prima cittadina: al termine dell’incontro, dopo aver espresso superlative parole d’elogio, ha detto che per lei si potrà fare «una nuova regola per superare il limite del doppio mandato». Un’affermazione a metà tra la battuta scherzosa e la realtà, che apre scenari inediti nella storia del M5s. Appendino è sempre stata una sostenitrice della regola che impone il limite del doppio mandato, e l’ha ricordato al comico-fondatore.

CONTINUA, invece, a manifestare calma olimpica il sindaco di Milano, che non teme la mancanza di fondi da parte del governo: «La candidatura è ben vista dal Cio, non c’è un giorno da perdere. Il primo passaggio fondamentale è a inizio Ottobre a Buenos Aires e noi dobbiamo essere convincenti sul progetto, sulle garanzie e dell’appoggio del governo che anche se non attraverso i fondi ci deve essere». Il governo, se veramente vuole candidare Milano e Cortina, prima o poi dovrà fare una legge.

«Sui fondi non mi fascerei la testa – ha aggiunto il sindaco di Milano – per Expo si sono trovati quasi 400 milioni privati. E le Olimpiadi sono ancora più attrattive. Senza contare che negli ultimi anni a Milano sono arrivati marchi anche stranieri che possono essere interessati a fare da sponsor». «Se fosse per me – ha concluso – andrei avanti a prescindere da tutto».

È la grandeur milanese che si oppone al principio di precauzione torinese. Ma il passo potrebbe essere arduo anche per la ricca Milano: con ogni probabilità saranno necessarie nuove infrastrutture autostradali per collegare le sedi delle gare con il capoluogo montano, ovvero quanto già accaduto per Torino 2006: ciò che fece esplodere i costi finali e che oggi terrorizza la sindaca.

IN OGNI CASO IN PIEMONTE c’è chi non si rassegna. Particolarmente attivo è il sindaco di Sestriere Walter Marin, vicino alla Lega: il primo cittadino della località sciistica che fu un feudo della famiglia Agnelli, in collaborazione con il presidente della regione Chiamparino sta tentando di aggirare l’ostacolo di Torino per attrarre almeno lo slalom speciale o la discesa libera. Per farlo ha chiesto aiuto al sindaco di Bardonecchia, Francesco Avato, affinché si giunga ad un «tridente» in cui Torino viene sostituita dalle località montane dell’alta val Susa. Condizione che, per altro, renderebbe ancora più difficile il rapporto con la bassa valle, dichiaratamente contraria ad una seconda edizione olimpica e inferocita per la mancanza di risposte sull’eterno tema dell’alta velocità.