Ieri, a un certo punto del pomeriggio, i due partiti del centrodestra che oggi saranno ospiti nella piazza romana della Lega, e cioè Fratelli d’Italia e Forza Italia, si sono stupiti. Quando sono arrivate le prime immagini del palco che veniva su a San Giovanni, dove oggi alle 15 comincerà la manifestazione «Orgoglio italiano», Giorgia Meloni e alcuni esponenti del partito di Berlusconi (non il Cavaliere) si sono mostrati sorpresi nello scoprire che sul palco ci saranno solo i simboli della Lega. Due, gli stessi dell’identica manifestazione dell’anno scorso in piazza del Popolo peraltro: l’Alberto da Giussano della Lega, con il nome Salvini che ha sostituito il vecchio Nord. E il rettangolo blu con le parole «Prima gli italiani». E niente simboli degli altri due partiti che saranno presenti in piazza e interverranno con Meloni e Berlusconi dal palco. Anche se a guardare le immagini della grande quinta del palco, in un angolo si vede spuntare un tricolore che ha quasi la forma di una fiamma, come quella di Fratelli d’Italia, mentre lo sfondo azzurro sfrangiato in verde, bianco e rosso fa tanto Forza Italia. La Padania è morta e sepolta e in tanto sfoggio di iconografia nazionalista quello che appare fuori posto è proprio il guerriero di Legnano.

Meloni si dichiara dispiaciuta di doversi sentire «ospite in casa d’altri». «Peccato – dice – un’altra occasione persa di dimostrare che siamo compatti, di mettere i sogni del nostro grande popolo prima degli interessi del singolo partito». Berlusconi invece preferisce prendersela con quanti nel suo partito hanno criticato la scelta di accodarsi alla Lega e oggi non ci saranno. Come Mara Carfagna. «Ovviamente non sono contento delle cose che ha detto, non so se la sentirò», ha detto il Cavaliere. Prima di tributare un riconoscimento a Salvimi: «Leader del centrodestra è chi prende più voti».

Salvini ieri era già sul palco, con il caschetto a fingersi operaio addetto al montaggio. «Mi dicevano che ero matto, piazza San Giovanni, la piazza storica della sinistra, la più grande di Roma, che in passato solo la sinistra riempiva. Oggi – ha detto l’ex ministro dell’interno – ci siamo noi perché in mezzo a operai, studenti, artigiani, mamme in cerca di lavoro, ci siamo noi. Nelle sedi del Pd e nella Leopolda finanziata dai salotti buoni ci sono più banchieri che operai, vicino agli operai e ai cassintegrati ci siamo noi, non ci sono quelli del Pd». Ci sarà anche CasaPound, che problemi di simboli non se li fa o se li fa al contrario. «Se qualcuno farà il saluto romano non sarà certo di CasaPound», ha dichiarato infatti Simone Di Stefano. Secondo il quale il saluto simbolo del fascismo «è un gesto sacro da rivolgere solo ai caduti, chi lo fa in piazza è una scimmia mitomane al servizio dei media». Mentre a sentire Salvini «dicono che siamo fascisti, razzisti, nazisti, ma in piazza ci saranno mamme e papà, operai e poliziotti, gli italiani che non vogliono essere spennati».