Sono molte le ragioni per rallegrarsi della pubblicazione di un nuovo volume che ricostruisce la storia dell’Accademia Filarmonica Romana. Lo ha pubblicato la Libreria Musicale Italiana in occasione del bicentenario dell’istituzione, festeggiato lo scorso dicembre con una serie di concerti e manifestazioni: Storia dell’Accademia Filarmonica Romana 1821-2021 (pp. 400, € 40,00).
Sandro Cappelletto e Matteo D’Amico, membri degli organi direttivi dell’Accademia e a turno impegnati nella direzione artistica, in verità raccolgono il testimone da Arrigo Quattrocchi, che nel 1990 aveva firmato la prima storia della Filarmonica, pubblicazione oggi introvabile. Un contributo prezioso per ricostruire le vicende e i diversi, fertili percorsi tracciati in due secoli dalla prima associazione musicale della capitale, decennio dopo decennio, a partire da quella riunione di «molti dilettanti associati» che il 4 dicembre 1821 nel palazzo Odescalchi creò il nucleo primigenio della Filarmonica.

Il primo merito del nuovo volume, introdotto da Paolo Baratta, è proprio quello di rendere nuovamente disponibile quelle pagine dallo stile asciutto ma mai asettico, redatte con documentazione accurata da Quattrocchi, lo stesso stile che tanti ascoltatori di Radio Tre e lettori di queste pagine ricordano. Senza tradire l’impostazione di Quattrocchi ma rinnovandone la chiave, Cappelletto e D’Amico si sono a loro modo spartiti i compiti: il primo traccia con scrittura viva e sensibile una cronaca degli ultimi trent’anni. Fra i tanti eventi significativi, dai recuperi di musica antica ai solisti internazionali, le opere liriche e le creazioni contemporanee, spicca fra i primi il contributo di Giuseppe Sinopoli, da molti ricordato nel recente ventennale della morte, con i suoi estremi progetti mahleriani insieme all’Orchestra della Rai.

Proprio nel rispetto dell’impostazione complessiva di questa visione storica né D’Amico e ancor meno Cappelletto arretrano davanti all’analisi delle criticità che emergono a fianco a un trentennio ricco di risultati, specie nella promozione dei giovani talenti: la ricerca di una sede per i concerti che fidelizzi il pubblico, il mutamento del pubblico stesso, i tagli dei contributi, l’impatto dell’avvento del Parco della Musica sulle altre istituzioni romane, le sfide di una nuova programmazione, temi che vengono raccolti e considerati da Cappelletto.

Come nella versione precedente il libro include anche una nuova serie di testimonianze, profili e riflessioni; a quelli di allora di Ottolenghi, Cagli, Lanza-Tomasi, Vlad e Vidusso, si aggiungono quelli di Marcello Panni, Paolo Arcà e Andrea Lucchesini, guide artistiche dell’ultimo trentennio. Merita poi una lettura attenta l’indagine di Donatella Bertozzi sulla storia della danza alla Filarmonica Romana, sviluppata da varie prospettive. Un territorio di elezione che anche in questi trent’anni ha visto alternarsi diverse esperienze: dai Momix alle proposte sperimentali, dalle creazioni dell’Aterballetto al balletto classico alle ricche tradizioni di nazioni lontane.