«Great exchange», così la designata presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen definisce su twitter l’incontro con il presidente Giuseppe Conte, ieri mattina a Roma. Uno scambio «proficuo», ricambia lui. La comunicazione di Palazzo Chigi suona i violini enfatizzando la sintonia fra i due e la presidente regge il gioco, sperando di aiutare il premier a uscire dal pantano in cui lo ha infilato l’alleato leghista. Alla fine Von der Leyen si prende anche il gusto di invocare «lo spirito di Alcide De Gasperi»: una citazione di uno dei padri nobili italiani dell’europeismo. Una cortesia verso l’ospite. O forse una elegantissima stilettata al governo gialloverde, palesemente distante anni luce dall’uomo di «La nostra patria Europa».

IL DIALOGO avviene in un clima dialogo «sereno e concreto», viene riferito. Alla conferenza stampa i due recitano la parte. La prossima commissaria tende la mano al governo italiano: «Sono consapevole che paesi come Italia, Grecia e Spagna si trovano in una posizione geograficamente più esposta», ammette parlando dei flussi migratori (ma siamo alla geografia) «di questo dovremo tenere conto», promette, «è fondamentale poter garantire la solidarietà, ma non è mai unilaterale, è come minimo bilaterale, ma se collaboriamo riusciremo a trovare d soluzioni per il futuro». L’allusione alle sparate nazionaliste di Salvini è poi più esplicita: «È necessario rivedere il concetto di ripartizione dell’onere. Vogliamo che le nostre procedure siano efficaci, efficienti, ma anche umane».

CONTE È SODDISFATTO: «L’Italia vuole giocare un ruolo da protagonista ed è disposta ad assumersi tutte le responsabilità», replica rivendicando per il paese «un portafoglio economico di primo piano».

MA È UNA RECITA A SOGGETTO. Salvini voleva ricevere un riconoscimento ‘politico’ dalla prossima presidente, e solo in mattinata si è convinto di inviare a Conte la rosa dei papabili commissari. I leghisti si blindano – in molti giurano che la lista è stata scritta da Salvini e non condivisa – e i nomi in ballo sono sempre gli stessi: l’ex ministro Tremonti, però troppo targato Berlusconi; il sottosegretario Garavaglia, nel caso di una delega economica; il collega Centinaio se fosse l’agricoltura; la ministra Bongiorno se servisse un nome di donna. Anche se Salvini ha parlato di un esperto di economia, profilo che escluderebbe gli ultimi due.

SU QUESTO con Van der Leyen il dialogo è appena abbozzato. Anche perché Salvini non ha ancora ottenuto la garanzia che il suo candidato non venga affossato dal cordone di sicurezza antisovranista dell’europarlamento. Per questo si segnalano pressioni per recuperare il rinunciatario Giorgetti, considerato l’unico ’leghista moderato’ in grado di passare il vaglio.

IL CLIMA POLITICO RESTA incandescente, all’apparenza, nonostante governo e parlamento stiano per chiudere i battenti prima di un’estate lunghissima (le camere faranno vacanza per più di un mese). E ormai è chiato che non ci saranno problemi al voto di fiducia sul decreto sicurezza bis che lunedì approderà nell’aula del senato. E tuttavia i due vicepremier ancora giocano alla guerra lanciandosi accuse. Salvini dal Corriere della sera: «Questa è una manovra importante in cui tutti dovranno avere coraggio. Sennò il coraggio lo chiediamo agli italiani». Una minaccia di rottura a cui Di Maio risponde picche: «Se c’è responsabilità possiamo andare avanti, se invece questi continui attacchi sono legati al fatto che la Lega ambisce a qualche ministero, dico: lo chiedano pubblicamente e smettiamo di massacrare gli italiani».