Un’oscura vicenda di caserma e un dramma di ordinaria follia che ha lasciato sul terreno decine di cadaveri ha tenuto per ore ieri con il fiato sospeso i cittadini del regno siamese, già scosso dal rapidissimo cammino con cui il corona virus ha invaso la Thailandia dove i casi stimati domenica erano già 32. Tutto inizia verso le 15.30 a Nakhon Ratchasima – Korat come la chiamano qui – una città importante della Thailandia sulla grande arteria che da Bangkok porta a Vientiane, in Laos.

È li, nel campo militare di Surathampithak, che il sergente maggiore Jakrapanth Thomma – 32 anni – comincia la sua giornata senza ritorno nel primo pomeriggio di una domenica qualsiasi.

Si attrezza con un piccolo arsenale e va a regolare i conti con il suo comandante, il colonnello Anantharot Krasae, con cui – riferiscono le cronache locali – il sergente aveva avuto degli scontri. Col colonnello vengono uccisi anche altri due militari. Poi il giovane ruba una jeep Humvee e si allontana dirigendosi verso il centro commerciale Terminal 21. Dal campo militare sono più di 15 chilometri, dall’altra parte della città.

Arriva al centro verso le 18 e vi entra non prima di una folle sparatoria a colpi di pistola e mitragliatrice. Prima di entrare nel Mall si lascia alle spalle una scia di vittime: almeno 20 morti e oltre 40 feriti. Il fuggiasco infatti spara ai civili lungo la strada e davanti al Mall. Immagini amatoriali lo ritraggono armi in pugno davanti al palazzo in vetro del Terminal 21 che spara all’impazzata. Colpisce anche una bombola di gas per cucinare scatenando un’esplosione e un incendio. Entra nel centro e, continuando a sparare, ci si nasconde dentro tra il fuggi fuggi generale. Qualcuno però non ce la fa e viene tenuto in ostaggio. A questo punto militari e polizia arrivano in forze e sigillano l’edifico davanti al quale avrebbero portato anche la madre del sergente per tentare un negoziato.

Alle 20.30 impongono il silenzio stampa – fa sapere il Bangkok Post – e fanno in modo che tutta l’aera sia isolata: via linee telefoniche e internet. E si, perché Jakrapanth, nel perfetto stile dei tempi, ha tappezzato la rete coi suoi post via Facebook: «Dovrei arrendermi?» e «Oh merda, ho dei crampi alla mano». L’ultimo delirio VIA video alle 19.20 sembra una sorta di resa: «Sono stanco, riesco a malapena a muovere le dita». Poi la pagina Fb viene stata messa offline è l’account rimosso. Ma non c’è nessuna resa.

Tra le 11.30 e mezzanotte, le squadre d’assalto liberano centinaia di clienti intrappolati nel Mall e cominciano a salire verso il quarto piano dove il sergente si è barricato. Mentre scriviamo militari e poliziotti hanno già liberato il piano terra e i primi tre piani dell’edificio. L’epilogo appare vicino mentre decine di video mostrano la gente che esce correndo dal Mall o ne scende le scale all’interno dopo ore di paura. Per il sergente Jakrapanth la morsa si stringe. Se riescono ad avvicinarlo sembra difficile che il sottufficiale possa uscirne indenne per poter raccontare la sua, per quanto allucinata, verità.

Se ci sia solo la follia nella testa di un uomo che di mestiere maneggia armi, un delirio di onnipotenza, droghe, uno screzio ordinario o una faccenda di ruberie in caserma è difficile dirlo. Ed è probabile che l’intera verità non salti mai fuori. Se c’è qualcosa che in Thailandia, oltre al re, non si può toccare né sporcare è l’immagine degli uomini in divisa.