Priscilla è Priscilla Beaulieu Presley, la moglie di Elvis, conosciuto a una festa quando lei era appena un’adolescente sepolta nella base militare in Germania dove era arrivato come soldato anche il nuovo (e scandaloso) idolo d’America. Tra i due, nella comune malinconia esistenziale, sarà amore al primo sguardo o quasi: per lui appunto già famoso e uomo, per lei che improvvisamente si trova sbalzata nella favola del «principe azzurro». La storia l’ha raccontata la stessa Priscilla nella distanza della consapevolezza in Elvis and me, scritto insieme a Sandra Harmon, dopo che ormai cresciuta e con una figlia, Lisa Maria Presley – morta nel 2023, cantautrice che si era ritirata qualche anno prima dal mondo a causa del suicidio del figlio – lascia Graceland, Presley sempre più strafatto, la sua corte avida e cinica, e se ne va. E dal libro Sofia Coppola è partita per il suo film, Priscilla, che presentato in concorso all’ultima Mostra di Venezia arriva in sala il prossimo 27 marzo. Non un biopic della sua protagonista ma un nuovo ritratto di ragazza alle prese con la vita, come quasi tutti i suoi personaggi, da Il giardino delle vergini suicide alla reggia di Versailles di Marie Antoinette a Bling Ring, che però la regista non sembra stavolta cogliere a fondo.

Sofia Coppola
Sono rimasta colpita dalla forza di Priscilla Presley, ha affrontato prove molto dure per l’epoca. Credo che la sua esperienza può parlare ai giovani oggi

SARÀ come spiega nell’incontro via zoom, che per la prima volta si è confrontata con l’esistenza reale di una persona ancora in vita – cosa che probabilmente ha richiesto dei compromessi o almeno degli aggiustamenti di interpretazione piuttosto evidenti nella texture narrativa più lineare del suo film. «Per me è stata una sfida nuova, non avevo mai lavorato sulla biografia di una persona reale e presente. Ho voluto essere il più possibile fedele alla narrazione di Priscilla cercando però al tempo stesso di non rinunciare al mio lato creativo». E rispetto a una storia piena di ambiguità, passaggi non lineari, relazioni complesse come ha trovato la sua a posizione nel ripercorrerla? «Sono rimasta sempre vicina al punto di vista della protagonista così come viene espresso nell’autobiografia senza esprimere alcun giudizio». Torniamo allora a quella base americana a Wiesbaden, alla ragazzina triste coi golfini rosa confetto, e alla storia d’amore con colui destinato a diventare un mito e una leggenda che tanto rosa invece non è. A quella girlhood che sogna una fuga, forse per noia o per fascinazione, e si ritrova all’improvviso, e col benestare dei genitori, in una reggia pacchiana di cui diviene l’ angelo del focolare e la madonna. Ma anche l’arredamento, rimodellata e ridipinta secondo i voleri del consorte che l’adora e la umilia,che aspetta la fine degli studi e il diploma per sposarla, in un relazione mostrata per una volta oscurando l’onnipresenza di Elvis (Jacob Elordi) dalla parte dell’invisibile moglie (Cailey Spaeny).

DICE Coppola: «Il libro mi ha colpita per diversi motivi, ma è stata soprattutto la forza di Priscilla nel modo in cui affronta una situazione che per l’epoca è durissima a conquistarmi. Non aveva reddito, non lavorava ma è riuscita a riscattarsi, a conquistare la propria indipendenza. Credo che questo può essere di grande ispirazione anche oggi. Il suo vissuto parla poi di ciò che vivevano moltissime donne delle generazioni passate come quella di mia madre, quando questa era una condizione comune. Credo che sia sempre importante confrontarsi con il passato per capire meglio se e cosa è cambiato nel presente, rispetto alla conquista di una indipendenza. Anche oggi del resto accade che tante donne vivono relazioni che si rivelano violente o negative. Priscilla dimostra una resistenza interiore con cui viene quasi immediato identificarsi, e penso che sia importante avere delle figure al cinema con cui poterlo fare. Il suo percorso è stato molto duro allora e appunto sono convinta che continua a parlare ai giovani di adesso».