Furibondo attacco della destra contro l’estensione della social card ai cittadini extra-comunitari con un regolare permesso di soggiorno di lunga durata. La battaglia xenofoba, ispirata al motto «prima gli italiani» e «padroni in casa nostra» è contro un emendamento del governo del 20 novembre scorso alla legge di stabilità che rifinanzia una misura inefficace e malfunzionante per 250 milioni di euro, la stessa cifra stanziata per il 2014. Un anno in cui anche gli stranieri hanno usufruito di un «beneficio» pari ad un contributo di povertà dai 231 fino a 404 euro al mese per un solo anno. Soldi che hanno finanziato un programma «sperimentale» stabilito prima dal governo Monti e poi rinnovato da quello Letta in dodici comuni sopra i 250 mila abitanti che si è rivelato macchinoso al tal punto da rigettare la maggior parte delle domande. La causa principale è il rigido parametro dei 3 mila euro di reddito Isee stabilito dall’Inps. Chi è riuscito ad ottenere il sussidio lamenta invece ritardi nei versamenti.

L’emendamento del governo, come ha precisato ieri il ministero dell’Economia, intende porre rimedio alla situazione che si è creata a seguito della mancata conversione della norma contenuta nel Dl 150/2013. Una disposizione che permetteva alle poste di erogare il servizio (un bancomat con pin) in attesa di una gara di aggiudicazione del servizio. L’emendamento, ha aggiunto il Mef, non cambia i criteri di attribuzione del sussidio che è pensato per le situazioni di povertà assoluta degli over 65, dei genitori con figli minori di tre anni, oltre che degli stranieri. Senza questa norma il governo sarebbe costretto a chiedere indietro i fondi a chi li ha avuti per i primi tre mesi di quest’anno, prima che venisse rinnovata la convenzione con Poste. Un paradosso, visto che si tratta di una misura non certo universalistica, ma compassionevole.

Questo pasticcio ha saldato le opposizioni a Renzi dentro e fuori l’area di governo. Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno ritrovato un asse con l’Ncd in nome del criterio dell’«italianità»: prima vengono i poveri italiani, poi quelli stranieri. Questo è il desolante scenario in cui si è mossa ieri il quotidiano patimento legato al maquillage della legge di stabilità che andrà in aula il 27 novembre. «Dobbiamo vigilare affinché non venga distribuito a pioggia e senza rispettare una seria classificazione di attribuzione che non può prescindere dal reddito e da una regolare presenza sul territorio dei richiedenti» ha detto la capogruppo Ncd De Girolamo, già ministro nell’esecutivo che istituì la social Card. «Questa legge di stabilità si sta rivelando una vera e propria mazzata per gli italiani, sempre più discriminati da un governo incapace di risolvere i problemi della Nazione» ha detto Meloni (Fratelli d’Italia). «La social card estesa agli immigrati è una provocazione inaccettabile. Il clima di intolleranza e di esasperazione è tale che questa ipotesi getta benzina sul fuoco» dice Gasparri (Forza Italia) che definisce «penoso» il tentativo del Mef di mettere una pezza ad una situazione generata da un emendamento della Lega al Millepropoghe 2013.

Il Pd ha difeso l’emendamento: «Non sarà certo la social card data ad alcuni stranieri a far saltare i conti del nostro welfare. D’altronde i criteri sono talmente restrittivi che gli stessi italiani che ne hanno beneficiato sono pochi» sostiene con realismo Edoardo Patriarca (Pd).Nel «partito della Nazione» non c’è accordo. Il presidente della commissione Bilancio alla Camera Francesco Boccia ritiene che l’emendamento sia scritto male e che vada riscritto: Se l’obiettivo è far recuperare a Poste risorse già anticipate – spiega – la strada non è quella indicata dall’emendamento del governo».


Pd diviso su Web Tax e ammortizzatori sociali

In arrivo 400 milioni di euro in più per gli ammortizzatori sociali nel biennio 2015-2016. L’incremento delle risorse è previsto in un emendamento alla legge di stabilità presentato dal governo. Ma per Cesare Damiano,presidente Pd della Commissione Lavoro della Camera, non bastano: «Per rendere realmente aggiuntive le risorse del 2015, bisognerebbe aggiungere agli attuali 2 miliardi di euro almeno altri cinquecento o seicento milioni. In caso contrario non avremmo risorse sufficienti per tutelare i lavoratori precari. Come dire: tanto rumore per nulla». Il Pd è diviso anche sull’abolizione della Web Tax. Per Francesco Boccia (presidente Commissione Bilancio alla Camera) non è una nuova tassa ma si vuole far pagare le aziende che si rifiutano di farlo. Ma l’emendamento è stato bocciato. «Renzi si mostra debole coi forti e forte coi deboli» dice il firmatario dell’emendamento Giovanni Paglia (Sel) che avrebbe voluto «assicurare la tassazione del fatturato italiano di aziende come Google o Facebook».

Partite Iva: La battaglia campale di Scelta Civica
Evitare di triplicare le tasse alle partite Iva under 35 con i regimi dei minimi a partire da gennaio 2015. Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti (Scelta Civica) promette una battaglia campale per correggere una delle ingiustizie progettate dal suo governo contro il lavoro indipendente: «Il mio partito ha presentato alcuni emendamenti che mirano a riequilibrare le risorse per i lavoratori autonomi, talmente sbilanciate a favore di alcune categorie, da arrivare addirittura a peggiorare la situazione dei freelance o dei professionisti e dei lavoratori della conoscenza». L’ipotesi è di ritoccare da 15 a 20 mila euro reddito sul quale aumentare l’imposta sostitutiva (Irpef, Irap e Iva) dall’attuale 5% al 15% e togliere il limite dei ricavi di mini-imprese e autonomi a 30 mila euro. Assenti le misure per bloccare l’aumento dei contributi per gli iscritti alla gestione separata Inps che passerà al 33,72% nel 2019.

Dottorandi contro il bluff Renzi-Giannini sulla ricerca
#Finoaquando. È la mobilitazione generale dell’associazione dottorandi italiani (Adi) contro il DdL Stabilità con il quale il Governo Renzi intende promuovere meccanismi di finanziamento «profondamente discriminatori». Il provvedimento «è in realtà creazione di nuovo precariato, pagato con nuove rinunce sul versante delle garanzie di stabilizzazione». Secondo l’Adi il recupero del 100% dei punti organico dei ricercatori a tempo determinato di tipo «A» cessati nell’anno precedente è una soluzione fittizia. L’estensione all’RTDa del vincolo di collegamento tra l’assunzione dei professori ordinari e il reclutamento degli RTDb è un incentivo alle Università a orientarsi verso la figura dell’RTDa, meno garantita perché sprovvista della tenure-track. Questa misura intaccherà le possibilità di accesso al ruolo per i giovani ricercatori, aumentando il livello precariato nelle fasce più deboli della ricerca accademica». Le proposte: semplificare la giungla delle figure pre-ruolo, finanziare un piano straordinario di assunzioni, riportare il finanziamento dalla quota premiale alla quota ordinaria.