«Ora Sel faccia un salto di qualità. Stiamo per affrontare il nostro congresso all’insaputa dei più, anche a nostra insaputa, neanche fosse una conta interna». Massimiliano Smeriglio, numero due della giunta Zingaretti, sprona i suoi a «un cambio di passo»: «Dobbiamo dire no al governo Pd-Pdl con più creatività, con fatti visibili fuori dal palazzo. Più siamo netti oggi, più domani potremo costruire il ‘campo’ del centrosinistra. Che già c’è nelle città e nelle regioni. A cominciare da qui nel Lazio». Lunedì prossimo, alla riunione di presidenza, Sel lancerà le sue assise di ottobre. E Smeriglio, fautore dei «congressi incrociati» Pd-Sel e dell’idea del «campo bettiniano», rilancia.

Come fa a chiedere insieme più opposizione al governo e più ‘incursioni’ fra i due congressi? Il congresso Pd tenterà a ogni costo di tenere in piedi Letta; il vostro invece vorrebbe tirarlo giù.

Sembra un paradosso, ma non lo è. Dobbiamo cercare di aprire una dinamica nuova in parlamento. A settembre il governo entrerà in una fase difficile: va a scadenza la cassa integrazione, il paese non ha un progetto industriale. Saremo tutti travolti da un’ondata di realtà a cui dobbiamo dare risposte. Verso il Pd dobbiamo svolgere un’operazione pedagogica: dimostrare che può esistere un altro campo. Fra loro è un corso una generosa battaglia fra conservatori e innovatori del liberismo temperato. Noi non dobbiamo scegliere fra la conservazione di Epifani e l’innovazione di Renzi. Né fare l’occhiolino a un candidato più vicino. Ma dobbiamo dare una chance al paese. All’ordine del giorno non c’è la costruzione del socialismo ma l’alternativa di governo: e la costruiamo con quello che c’è.

Anche Sel sdogana Renzi arrendendosi al fatto che è il favorito alla segreteria, è grazie all’endorsement di Bettini?

Noi dobbiamo guardare al Pd per intero. Lì dentro ci sono culture più vicine a noi e altre più lontane. Nel caso prevalessero le più lontane, per noi sarebbe persino più semplice: si costruirebbe un’alleanza a due con Renzi da una parte e Sel dall’altra. Ma per questo anche noi, come il Pd, dobbiamo fare un congresso aperto ai non iscritti: è un unico campo.

Nessun ricambio nel gruppo di testa di Sel? Il vostro leader resta Vendola?

Il nostro futuro presidente resta Vendola. Ma certo dobbiamo valorizzare i tanti giovani, fra i quali per esempio c’è Nicola Fratoianni, ormai pronti ad assumere la direzione del partito. Abbiamo una leva di quarantenni che da tempo si è misurata con importanti esperienze di governo. Del resto, è quello che facciamo con i gruppi parlamentari. Ma questo passaggio deve essere accompagnato dal ruolo apicale di Nichi, almeno per i prossimi tre anni.

In parlamento siete stati protagonisti delle mozioni sulla crisi kazaka. Pensa che il ruolo di Sel debba essere rilanciato?

Serve un salto nel modo di intendere l’opposizione al governo. Il trauma della scelta Pd-Pdl è stato forte per tutti. Alla camera e al senato, Migliore e De Petris stanno facendo un lavoro importante. Ma dobbiamo costruire maggiori connessioni fra palazzo e paese. C’è molto da lavorare per tutti. Facciamo una battaglia contro gli F35? E allora dobbiamo andare davanti alle basi militari: altrimenti sembriamo più vecchi dei 5 stelle. Anche sulle europee abbiamo molto da fare.

Vuole stringere i bulloni con il Pd anche alle europee, in vista dello stesso approdo nel gruppo del Pse?

Non dobbiamo vivere le liste delle prossime europee come un passaggio tattico dell’ultimo momento. Non penso a una sommatoria di microsigle in cerca di occasioni ma alla volontà di discutere di un progetto politico più largo anche con singole personalità che esprimono culture, esperienze e punti di vista diversi da quelli di Sel. Faccio un esempio: se personalità come Carlo Freccero, Curzio Maltese, Gad Lerner, dicono che vogliono fare politica, per Sel diventano immediatamente interlocutori.

Quindi non una lista comune con il Pd per le europee?

Com’è noto, sono un ultrà del campo unico ma oggi le condizioni per una lista comune non ci sono. Per costruirle c’è bisogno di un soggetto autonomo, disponibile persino all’autoscioglimento, quando sarà. Ma oggi a sinistra c’è uno spazio importante. Sel deve ricomporre le culture della sinistra che vanno oltre se stessa. E la confluenza con il Pd non è all’ordine del giorno.