Sfida a tre, pur essendo i candidati 15, nelle elezioni presidenziali in Slovacchia, che si tengono oggi. La grande favorita della contesa è l’avvocata Zuzana Caputová. Impegnata in numerose battaglie per l’ambiente e i diritti dei cittadini, tra cui quella più nota contro una discarica ad alto impatto ambientale nella regione vinicola della Slovacchia, Caputová è l’espressione di quella reazione cittadina, che scese in piazza un anno fa in seguito all’omicidio del giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata Martina Kusnirova.
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La candidata si presenta come indipendente, sebbene sia vicepresidente della formazione liberalsociale Progresivne Slovensko, per ora fuori dal parlamento. La sua corsa è decollata a fine febbraio, quando un altro candidato con un profilo molto simile al suo ha abbandonato la competizione per le presidenziali. Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati a inizio marzo, prima della moratoria decretata dalla legge, le preferenze per Caputová sfioravano il cinquanta percento. La grande incognita è rappresentata dal profilo «ideologico» della candidata, che si è detta a favore delle unioni civili omosessuali e per altre misure progressive nel campo dei diritti civili. Posizioni, che in una società fortemente influenzata dalle gerarchie cattoliche potrebbero costarle i voti di una parte consistente dell’elettorato

A inseguire è Maroš Šefcovic, il candidato del principale partito di governo, lo Smer dell’ex premier Robert Fico, per quindici anni dominus della politica slovacca. Vicepresidente della Commissione Europea dal lontano 2010 (con Barroso e Juncker), Šefcovic è il volto europeo del partito. Il lungo soggiorno a Bruxelles lo ha protetto dagli affaires interni dello Smer. A causa di sospetti di coinvolgimento di alcuni personaggi legati al partito nell’omicidio Kuciak, lo Smer ha perso molto della sua presa sulla società slovacca, pur rimanendo il maggior partito. I sospetti sono caduti con l’arresto del presunto mandante, il faccendiere Marián Kocner, che ha prosperato sotto qualsiasi governo. Non aiuta Šefcovic la sua tempra da diplomatico e funzionario europeo. Dal suo risultato si capirà se le nuove leve, come il premier Peter Pellegrini, potranno risollevare le sorti del partito socialdemocratico.

Ha grandi attese anche il giudice della Corte suprema Štefan Harabín. Harabín ha attraversato da giudice e da politico tutta la storia della giovane democrazia slovacca tanto che una sua biografia reca il titolo calzante, Nato con Meciar (Meciar è il primo premier slovacco). Cresciuto con Fico (di cui è stato per un periodo il ministro della Giustizia), ora fa concorrenza a Kotleba (leader della formazione neofascista Lsns). Harabín ha puntato fortemente su un profilo sovranista cercando il consenso dell’elettorato più conservatore delle medie e piccole città. La principale sfida di Harabín è di sottrarre consensi agli altri leader sovranisti candidati alle elezioni cercando di unificare un’area elettorale che attualmente rappresenta circa il 20-25 percento dell’elettorato. Se ci riuscisse, Harabín avrebbe delle buone chances di accedere al secondo turno, che si disputerà il 30 marzo.

Si limita a guardare l’attuale presidente Andrej Kiska, che non si è ripresentato per il suo secondo mandato. Secondo voci insistenti Kiska vorrebbe conquistare nelle prossime elezioni parlamentari il governo. Ultimamente la figura morale dello stesso Kiska si è tuttavia offuscata a causa di compravendite di terreni fatte con personaggi della malavita e sospetti di evasione fiscale. Sebbene abbia una posizione per lo più simbolica, con l’elezione di sabato si aprirà probabilmente un nuovo capitolo nella vita politica slovacca.