Di misure restrittive in grado di stroncare gli smaltimenti abusivi e le ecomafie in Campania il ministro Andrea Orlando ne parla almeno da giugno. Ma se la legge dell’estate scorsa poteva avere un respiro più ampio e comprendere anche fasi dell’intero ciclo di rifiuti, ora si parla di un vero «decreto antiroghi», che sarà presentato entro due settimane e varrà solo per questa regione.
La risposta del ministero dell’ambiente sembra essere quella della tolleranza zero. Il decreto dovrebbe prevedere da 2 a 5 anni di carcere per chi viene sorpreso ad appiccare incendi, mentre si salirebbe fino a 6 per le persone colpevoli di sotterrare illegalmente rifiuti speciali. Per i particolari della legge bisognerà aspettare la presentazione alle camere ma i movimenti che stanno organizzando la manifestazione del 16 novembre sono molto critici con Roma.
«Innanzitutto bisognerebbe avere strumenti legislativi in grado di identificare anche i mandanti dei roghi e degli smaltimenti illegali – spiega Egidio Giordano della Rete Stop-biocidio – In secondo luogo oltre a questo decreto-toppa vorremmo dal governo una posizione chiara sul nuovo impianto di incenerimento previsto a Giugliano, su cui i cittadini si sono espressi nettamente contro». La Rete, che conta di portare migliaia di persone in piazza, considera troppe le inefficienze degli ultimi anni e chiede interventi di merito. «Le popolazioni – continua Giordano – pretendono le bonifiche dei territori con commissioni di controllo dal basso che ne tutelino i processi di trasparenza. Dopo i commissariati emergenziali e lo spreco di fondi pubblici, nessuno si fida più». Un altro terreno di rivendicazione è poi la necessita di veder riconosciuto il rapporto diretto tra avvelenamento dei territori e insorgenza dei tumori, che in certe aree della Terra dei fuochi arrivano anche a punte del 47% in più rispetto al resto del paese. «Non si può negare il nesso causale tra rifiuti tossici e aumento delle malattie – dicono dalla Rete – Noi restiamo convinti di essere davanti a un’emergenza sanitaria che va identificata come tale, e non con le dichiarazioni di un ministro come la Lorenzin la quale sostiene essere il risultato di uno stile di vita errato dei campani».
Il braccio di ferro con gli abitanti delle aree avvelenate è solo all’inizio. Semmai il governo dovesse identificare una relazione tra inquinamento e insorgenza delle neoplasie si potrebbero aprire centinaia di richieste di risarcimento. «È il momento ascoltare le istanze dei cittadini e di riconoscere il diritto alla salute», rispondono quelli di stop-biocidio che nei prossimi giorni hanno in calendario una fitta scaletta di appuntamenti in provincia di Napoli e Caserta prima del corteo del 16. Tra i più importanti quello del 10 novembre quando una delegazione di oltre 40 organizzazioni ambientaliste internazionali incontreranno le «comunità resistenti», evento previsto nel «Toxic tour» mondiale.